Cultivating mind-body balance through biofeedback

Seminario del Prof. Erik Peper, della San Francisco State University, alla SFU

Nella giornata di giovedì 20 marzo 2025, presso la Sigmund Freud University di Milano, il Professor Erik Peper ha tenuto un seminario dal titolo “Cultivating mind-body balance through biofeedback”. L’intervento, stimolante ed esperienziale, ha coinvolto attivamente i partecipanti, offrendo loro strumenti pratici, esercizi e spunti per migliorare non solo il proprio benessere psicofisico ma anche da utilizzare nella pratica clinica.

Cos’è il biofeedback

Il termine biofeedback significa letteralmente “retro-informazione biologica” e fa riferimento a una serie di strumenti che permettono, collegandoli con sensori all’organismo umano, di rilevare e monitorare diverse funzioni biologiche, come ad esempio il battito cardiaco, la temperatura, il movimento delle spalle durante la respirazione o la tensione muscolare. Questo permette, in tempo reale, alla persona di diventare consapevole rispetto alla sua attività ed attivazione fisiologica e rispetto alla relazione che intercorre tra queste e altre funzioni di ordine psicologico, in particolare la cognizione (Anchisi et al., 1996).

Il funzionamento del biofeedback

Come citato precedentemente, attraverso l’applicazione di sensori sul corpo umano vengono rilevati diversi parametri fisiologici che, in tempo reale, vengono trasmessi ad un software specifico. Questo li analizza, li trasforma in grafici e li registra, consentendo così di monitorare l’andamento della sessione di biofeedback e di osservare l’andamento e l’evoluzione dei dati nel corso del tempo. In questo modo, la persona o paziente e il terapeuta possono valutare le risposte fisiologiche e i cambiamenti che avvengono a seconda della situazione che si sta sperimentando. Ad esempio, un paziente con ansia potrebbe mostrare, in uno stato di rilassamento, un battito cardiaco regolare, una respirazione lenta e una tensione muscolare ridotta. Tuttavia, quando si trova di fronte ad una situazione per lui ansiogena i dati potrebbero rivelare un aumento della frequenza cardiaca, una respirazione più rapida e superficiale e una maggiore tensione muscolare. Attraverso il biofeedback, quindi, un paziente può visualizzare queste variazioni, diventando nel tempo maggiormente consapevole e imparando a riconoscere i segnali e ad utilizzare tecniche per regolare la propria attività fisiologica.

Applicazioni cliniche del biofeedback

Ad oggi, diversi studi sperimentali, revisioni e meta-analisi sottolineano il ruolo dell’utilizzo del biofeedback per il trattamento, non solo di disturbi psicologici ma anche medici. Tra questi la letteratura sottolinea disturbi d’ansia, disturbi del sonno, disturbo da stress post-traumatico, disturbi legati allo stress, dolore cronico, ipertensione o disturbi del dolore e molti altri ancora (i.e. Peper et al., 2009).

Benefici del biofeedback nella pratica clinica

Il biofeedback rappresenta un efficace strumento per promuovere l’equilibrio tra le risposte fisiologiche e il benessere mentale, attraverso una maggiore consapevolezza di queste ultime. L’integrazione di questo strumento nella vita quotidiana e nella pratica clinica non solo può favorire una riduzione dello stress e un miglioramento del benessere emotivo e psicofisico generale, ma rappresenta anche un valido supporto per coloro che si affidano a psicologi/psicoterapeuti per la propria salute fisica e mentale.