L’Assemblea Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) ha istituito, nel 2007, il 02 aprile di ogni anno come la Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo. Questa ricorrenza rappresenta un’importante occasione per promuovere una maggiore comprensione e inclusione dei soggetti con un disturbo ascrivibile all’autismo nella società.
Il termine autismo, cogniato nel Novecento dallo psichiatra Bleurer, deriva etimologicamente dalla parola greca αὐτός e significa “stesso” o “sè stesso”. Secondo alcuni autori, il significato del termine rimanda a quelle che sono le principali difficoltà riscontrate, che variano per intensità e modalità, in soggetti che presentano una diagnosi del Disturbo dello Spettro Autistico. L’autismo o Disturbo dello Spettro Autistico è un disturbo del neurosviluppo che si manifesta fin dai primi anni di vita e persiste per tutta la durata della propria vita. È caratterizzato, principalmente, da difficoltà nella comunicazione e nell’interazione sociale, da comportamenti ripetitivi e interessi ristretti e da iper o ipo sensibilità agli stimoli sensoriali.
Alcuni dati epidemiologici
Una recente revisione sistematica e meta-analisi (Talantseva et al., 2023), che ha incluso 85 studi condotti tra il 1994 e il 2019 in 20 Paesi, ha riportato una stima di prevalenza dell’ASD pari allo 0,72% (IC 95% = 0,61–0,85). Inoltre, in linea con precedenti revisioni sistematiche e meta-analisi (Loomes et al., 2017; Zeidan et al., 2022), lo studio ha evidenziato un rapporto medio tra maschi e femmine di 4,3 (Mediana: 4,2; DS: 1,5). È stata inoltre riscontrata una notevole variabilità geografica, con una prevalenza significativamente più elevata in Nord America rispetto all’Europa e all’Asia (Salari et al., 2022).
Quando ci troviamo di fronte ad un Disturbo dello Spettro Autistico?
Nel corso dell’evoluzione storica del Manuale Diagnostico e Statico dei Disturbi Mentali (DSM), l’autismo è stato unificato ad altri disturbi, come ad esempio la Sindrome di Asperger o il Disturbo disintegrativo dell’infanzia, all’interno della medesima categoria diagnostica denominata Disturbi dello Spettro Autistico (American Psychiatric Association [APA], 2013).
Secondo il DSM-5 (APA, 2013) per porre la diagnosi di Disturbo dello Spettro Autistico è necessario che siano soddisfatti alcuni criteri specifici delineati brevemente di seguito. È richiesto che i deficit presentati rientrino all’interno di tre categorie (Criterio A): 1) reciprocità socioemotiva: difficoltà nel sostenere una conversazione, scarso interesse nella condivisione di interessi, emozioni e affetti, oppure mancanza di iniziativa nell’interazione sociale; 2) comportamenti comunicativi non verbali: ridotta integrazione tra comunicazione verbale e non verbale, anomalie nel contatto oculare e nel linguaggio del corpo, difficoltà nella comprensione e nell’uso della comunicazione non verbale, fino alla completa assenza di espressività facciale e gestualità e 3) interazione sociale: difficoltà nell’adattare il comportamento ai diversi contesti sociali, problemi nella condivisione del gioco immaginativo e nella costruzione di amicizie, oppure apparente disinteresse per le persone. Inoltre, è richiesto che:
- siano presenti comportamenti ripetitivi o ristretti (Criterio B), come ad esempio manierismo motori o rituali e rigidità centrati su delle routine o sensibilità agli stimoli sensoriali,
- i sintomi devono essere presenti nel periodo precoce dello sviluppo (Criterio C),
- i sintomi devono causare una compromissione significativa del funzionamento adattivo (Criterio D).
L’importanza della diagnosi e degli interventi precoci
La letteratura scientifica, ad oggi, evidenzia l’importanza di un riconoscimento tempestivo del Disturbo dello Spettro Autistico. La diagnosi precoce e l’intervento immediato rappresentano strumenti fondamentali per supportare lo sviluppo e il benessere, non solo dei pazienti che mostrano tale funzionamento, ma anche delle loro famiglie.
La diagnosi precoce di questo disturbo è fondamentale per garantire un intervento tempestivo e mirato, migliorando così la qualità della vita della persona e della sua famiglia. Riconoscere i segnali precoci, come difficoltà nella comunicazione, interazioni sociali limitate e comportamenti ripetitivi, permette, quindi, di attivare percorsi terapeutici personalizzati già dai primi anni di vita. In questa fase, inoltre, giocano un ruolo cruciale anche altri operatori come i pediatri, che possono svolgere uno screening mediante l’utilizzo di strumenti, osservazioni e colloquio con i genitori o le maestre dell’asilo nido mediante l’utilizzo dell’osservazione. L’intervento precoce, basato su strategie educative e riabilitative specifiche, favorisce lo sviluppo delle competenze cognitive, linguistiche e sociali, aumentando l’autonomia e le opportunità di integrazione nel contesto scolastico e sociale. Infatti, emerge dalla letteratura che i bambini che ricevono una diagnosi precoce e un intervento mirato fin dai primi anni di vita hanno maggiori possibilità di sviluppare modalità comunicative efficaci e competenze cognitive adeguate, favorendo così una buona autonomia personale e sociale (Daniels et al., 2014).
Comprendere questa condizione significa oltrepassare stereotipi consolidati e diffusi, significa promuovere l’inclusione e significa offrire e garantire a ogni persona con autismo la possibilità di esprimere il proprio potenziale. La consapevolezza rispetto alla comprensione del funzionamento autistico e rispetto alla loro inclusione nella società non si costruisce solo il 02 aprile di ogni anno, ma dovrebbe esser coltivata ogni giorno.