Il cervelletto, osservandolo a livello macroscopico, può essere paragonato a una farfalla, avente un corpo centrale ed allungato, definito verme, e due parti laterali, chiamate emisferi cerebellari, con avanti 2 piccole formazioni, una per lato, denominate flocculi.
Realizzato in collaborazione con la Sigmund Freud University, Università di Psicologia a Milano
Messaggio pubblicitario Il cervelletto è un organo non simmetrico, dall’aspetto grossolanamente ovoidale, dal peso di circa 130-140 g, che varia da una persona all’altra, ed è posizionato nella fossa cranica posteriore, dorsalmente al ponte del tronco encefalico.
Il cervelletto fa parte del sistema nervoso centrale ed è collegato al tronco encefalico tramite 3 coppie di peduncoli cerebellari: inferiori, che si dirigono alla parte posteriore del bulbo, medi, che proiettano verso il ponte; superiori, che vanno verso il tetto del mesencefalo.
Anatomia del cervelletto
Il cervelletto, da un punto di vista filogenetico, si può dividere in tre aree diverse:
- Archicerebello, formato dal nodulo (lobulo del verme) e dai due flocculi (lobuli degli emisferi) ed è l’area più ancestrale
- Paleocerebello, costituito dalla restante parte del verme e dall’area paravermina
- Neocerebello, caratterizzato dalla porzione media e laterale degli emisferi cerebellari
Il cervelletto, osservandolo a livello macroscopico, può essere paragonato a una farfalla, avente un corpo centrale ed allungato, definito verme, e due parti laterali, chiamate emisferi cerebellari, con avanti 2 piccole formazioni, una per lato, denominate flocculi.
Nel cervelletto è presente:
- una parte inferiore costituita dalla presenza di una fessura lungo la linea sagittale, la vallecula del Reil
- una parte superiore, dove è presente un rilievo mediano detto verme superiore
- una parte laterale, costituita dall’estensione dei 2 emisferi cerebellari
La superficie del cervelletto è caratterizzata da strutture trasversali dette solchi o scissure cerebellari, aventi profondità diverse. Inoltre, i solchi meno profondi separano tra di loro le lamelle cerebellari, quelli profondi circoscrivono gruppi di lamelle e quelli più profondi delimitano i lobuli del cervelletto. Il più profondo tra i solchi cerebellari è definito grande solco circonferenziale che separa il verme superiore dal verme inferiore. Un altro importante solco è il solco primario o anteriore, così chiamato perché è il primo solco che compare durante lo sviluppo del cervelletto.
Il solco più profondo è il solco orizzontale di Vicq d’Azyr che divide le facce superiore e inferiore degli emisferi cerebellari e del verme. Altro importante solco è il solco primario che divide il cervelletto in un lobo anteriore e in un lobo posteriore I restanti solchi formano lobuli vermiani e lobuli emisferici sulla faccia superiore e sulla faccia inferiore del cervelletto.
I lobuli del cervelletto comprendono i lobuli del verme superiore che sono: lingula, lobulo centrale, culmen, declive, e quelli del verme inferiore sono: nodulo, uvula, piramide e tuber.
I lobuli della faccia superiore dell’emisfero cerebellare invece sono: frenulo della lingula, ala del lobulo centrale, lobulo quadrangolare, lobulo semplice e lobulo semilunare superiore. Infine, a livello della faccia inferiore troviamo la tonsilla, il lobulo biventre e il lobulo semilunare inferiore.
Internamente, il cervelletto è formato dalla sostanza grigia e dalla sostanza bianca, in cui sono presenti formazioni di sostanza grigia che costituiscono i nuclei del cervelletto.
La corteccia cerebellare, inoltre, presenta tre diversi strati:
- strato dei granuli, formato da cellule piccolissime dette appunto granuli la cui funzione è aumentare gli stimoli eccitatori che afferiscono in questa zona
- strato molecolare, costituito dalle cellule stellate, poste in superficie e dalle cellule dei canestri (o stellate interne) che si dispongono nella parte più profonda dello strato molecolare
- strato centrale, formato principalmente dalle cellule del Purkinje, che si estendono in superficie attraverso i pirenofori formando lo strato molecolare, mentre in profondità si trovano i granuli
I nuclei del cervelletto afferiscono nel corpo midollare del cervelletto e sono: il nucleo del tetto, facente parte dell’archicerebello, i nuclei globoso ed emboliforme, inerente al paleocerebello, e il nucleo dentato, localizzato nell’emisfero cerebellare, appartenente al neocerebello.
Caratteristiche funzionali
Il cervelletto costituisce una parte della via motoria indiretta, o via cortico-ponto-cerebello-rubro-reticolo-spinale, che origina dalla corteccia motoria secondaria e dalla corteccia temporo-parieto-occipitale-emisferica. Da qui partono le fibre ponto-cerebellari che giungono alla corteccia cerebellare del neocerebello.
Nel cervelletto esistono tre aree funzionalmente differenti:
- Il paleocerebello o spinocerebello o somato cerebello, area, filogeneticamente antica, che si connette al midollo spinale, si estende davanti al solco primario e si prolunga in una zona cospicua del verme. Questa area regola il tono muscolare e la postura
- Il vestibolocerebello o archicerebello, caratterizzata dal nodulo, estremità anteriore del verme inferiore e dai flocculi. Questa area è connessa ai nuclei vestibolari dell’orecchio interno, responsabili dell’equilibrio
- Il neocerebello o corticocerebello o cervelletto medio, è formato da lobi laterali e da una piccola parte del verme. Esso è connesso alla corteccia cerebrale attraverso la via cortico-ponto-cerebellare ed è il centro regolatore dei movimenti volontari e automatici
Messaggio pubblicitario Quindi, la principale funzione svolta dal cervelletto è la coordinazione delle uscite motorie. Di conseguenza se si verificassero lesioni cerebellari si avrebbe una compromissione della coordinazione dei movimenti degli arti e degli occhi ma anche dell’equilibrio.
La corteccia cerebrale riceve un comando motorio del movimento volontario da seguire e dagli arti riceve informazioni circa l’effettivo svolgimento dello schema. Qualora sussistano differenze tra il movimento programmato e quello effettivamente realizzato, il cervelletto può correggere il movimento durante la sua attuazione, attraverso un meccanismo di feedback negativo.
Il cervelletto, inoltre, svolge un ruolo importante anche per le emozioni e per le cognizioni.
È stato dimostrato che lesioni acquisite al cervelletto possono determinare una serie di disturbi definiti cerebellar cognitive affective syndrome e sono caratterizzati dalla riduzione delle competenze cognitive generali con specifiche cadute di tipo neuro-psicologico, disordini del linguaggio espressivo e disturbi dell’affettività.
Inoltre, è stato osservato il coinvolgimento del cervelletto nel controllo di alcuni compiti cognitivi e neuropsicologici, come il linguaggio, l’interazione interpersonale, il controllo e la modulazione dell’affettività, lo sviluppo e l’apprendimento in generale, nella patogenesi di alcune forme di autismo (Tavaso et al., 2007).
Recentemente è stato documentato che, le cellule di cui principalmente è formato il cervello, ovvero i granuli, rispondono allo stimolo della ricompensa oltre a svolgere funzioni motorie. Tutto questo suggerisce che il cervelletto possa svolgere un ruolo importante nei processi cognitivi (Wegner et al., 2017).
Realizzato in collaborazione con la Sigmund Freud University, Università di Psicologia a Milano
RUBRICA: INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA
Consigliato dalla redazione
Bibliografia
- Bear, M.F., Connors, B.W., Paradiso, M.A. (2016). Neuroscienze. Esplorando il cervello. Editore: Edra.
- Gazzaniga, M.S., Ivry, R., Mangun, G.R. (2013). Cognitive Neuroscience: The Biology of Mind. IV edition. W.W. Norton.
- Gazzaniga, M.S. (2009). The Cognitive Neurosciences. MIT Press, Cambridge, (4th Edition).
- Kandel, E.R., Schwartz, H.J., Jessell, T.M. (2014). Principi di neuroscienze. Editore: CEA.
- Tavano, A., Grasso, R., Gagliardi, C., Triulzi, F., Bresolin, N., Fabbro, F., Borgatti, R. (2007). Disorders of cognitive and affective development in cerebellar malformations. Brain, 130(10), 2646-2660.
- Wagner, M.J., Kim, T.H., Savall, J., Schnitzer, M.J., Luo, L. (2017). Cerebellar granule cells encode the expectation of reward. Nature, 544(7648), 96.