Il processo del comunicare è alla base di ogni relazione umana, poiché garantisce lo scambio di informazioni, di emozioni, di motivazioni e di cognizioni, tra persone che prendono parte allo scambio.
Realizzato in collaborazione con la Sigmund Freud University, Università di Psicologia a Milano
Messaggio pubblicitario Comunicare, dunque, significa trasmettere informazioni, di diversa natura, garantendo di conseguenza un flusso di informazioni in entrata e in uscita. Si tratta di un fenomeno ampio che coinvolge diversi processi, sia verbali sia non verbali. Si comunica per svariati scopi: esprimere un opinione, mostrare interesse, giungere a degli obbiettivi, e ogni situazione comunicativa svolge una determinata funzione a seconda del tipo di contenuto che si intende esprimere.
La comunicazione potrebbe mostrare aspetti impliciti, ovvero quanto si intende comunicare, e aspetti espliciti ovvero cosa effettivamente si comunica.
Comunicazione, discomunicazione e comunizione menzognera
Una comunicazione nella quale gli aspetti impliciti predominano su quelli espliciti si definisce discomunicazione. In questo caso, l’ intenzione comunicativa di chi parla è diversa da quella reale, per cui si ha una opacità comunicativa intenzionale. La discomunicazione all’interno di una conversazione aumenta e facilita le possibilità comunicative tra due o più parlanti, perché crea elementi su cui poter continuare a discutere.
Esistono diverse tipologie di discomunicazioni, le principali sono: ironica, seduttiva e menzognera.
- La comunicazione ironica è una comunicazione obliqua in cui si nasconde il reale senso di ciò che si intende comunicare. L’ironia espressa durante una conversazione non mostra un solo significato, ma diversi a seconda dell’interpretazione data e per questo rappresenta l’emblema della discomunicazione.
- La comunicazione seduttiva non avviene mai a livello diretto, ma superficiale per suscitare ed evocare il raggiungimento di uno scopo delle persone che prendono parte alla conversazione.
- La comunicazione menzognera, nota forma di discomunicazione, rappresenta un fenomeno comunicativo complesso. Fondamentalmente, le proprietà che la caratterizzano sono la non veridicità del contenuto, consapevolezza di tale falsità e intenzione di ingannare il destinatario. Quindi, la menzogna è un atto comunicativo consapevole e volto deliberatamente a ingannare una persona che non è consapevole, a sua volta, di essere ingannato.
La comunicazione menzognera consta anche di aspetti non verbali, come tono, velocità dell’eloquio, postura e movimenti del corpo, che svolgono un ruolo cruciale nella comunicazione.
La menzogna è diversa dal commettere un errore, in cui chi parla non è conscio della falsità di quanto asserisce, e dalla finzione, il cui scopo è voler essere scoperto.
La menzogna si caratterizza in base allo scopo rappresentato, che potrebbe essere di
1. Omissione, se colui che parla nasconde informazioni importanti per chi ascolta;
2. Occultamento, se il parlante aggiunge delle informazioni per mascherare la mancanza dell’informazione nascosta;
3. Falsificazione, se il parlante munisce informazioni non veritiere;
4. Mascheramento, il parlante introduce informazioni false per celare quelle vere.
Comunicazione menzognera e teoria del carico cognitivo
Messaggio pubblicitario Secondo la teoria del carico cognitivo la comunicazione menzognera è complicata da sostenere, poiché generare un messaggio dal nulla, che sia credibile tenendo a mente le tempistiche e dettagli di quanto detto, crea un carico cognitivo non indifferente. Inoltre, la menzogna può essere pianificata precedentemente, o spontanea perché generata all’istante. Inoltre, potrebbe essere ad alto contenuto emotivo e carica di dettagli oppure a basso contenuto e quindi scarsamente emotigena e poco ricca di particolari.
Secondo la manipulation information theory, la menzogna rappresenta un particolare tipo di comunicazione, ovvero una comunicazione all’interno della quale si violano intenzionalmente e consapevolmente tutte o alcune massime conversazionali come quelle di quantità, verità, chiarezza e pertinenza. Invece, la teoria dell’inganno interpersonale e della discomunicazione menzognera definisce la menzogna come una forma di comunicazione a sé stante e distinta da quella non menzognera e sottolinea l’aspetto strategico della stessa, considerandola una comunicazione che si sviluppa attraverso mosse e contromosse da parte dei due parlanti per ingannare e non essere ingannati.
In particolare, si ottiene una comunicazione strategica quando il parlante si mostra in modo credibile, attraverso la messa in atto di messaggi ambigui e non rilevanti, pieni di pause, con poca interazione visiva e riesce ad allontanare da sé ogni sospetto mostrandosi sorridente e disponibile. Si parla di comunicazione menzognera non strategica quando il mentitore non è capace di controllare il proprio discorso, presentando diversi disagi emotivi e di incompetenza comunicativa.
Comunicazione menzognera: le caratteristiche
Anolli ha identificato delle caratteristiche relative allo stile menzognero:
- Ambiguità: uso di modificatori dubitativi nel discorso, come quasi, forse e uso di predicatori epistemici come penso, credo;
- Prolissità, lunghezza nell’esprimere i propri pensieri pieni di particolari non necessari;
- Assertività ed evitamento ellittico, che consistono nell’avvicinamento o fuga da situazioni che potrebbero portare a svelare la verità;
- Impersonalizzazioni, frequente uso di pronomi in terza persona e stili non verbali con aumento o diminuzione dell’attività motoria ma senza un repertorio fisso e ricorrente.
In ambito clinico sono presenti diversi disturbi, che presentano comportamenti menzogneri, allo scopo di poter ottenere dei vantaggi come ad esempio per l’antisocialità, il disturbo narcisistico, l’istrionico e la tossicodipendenza.
In generale, il mentire potrebbe essere determinato da diverse cause, a esempio sfuggire a una punizione, ottenere una ricompensa non facile, proteggere un’altra persona, guadagnare l’ammirazione altrui e ottenere consensi.
Per concludere,
Sospetto che dietro la menzogna ci siano delle ragioni che non rientrano nella suddetta semplificazione. Parlo delle menzogne cosiddette a fin di bene, raccontate per tatto o gentilezza, inganni banali che difficilmente possono riassumersi in poche categorie (Ekman, 1989).
Realizzato in collaborazione con la Sigmund Freud University, Università di Psicologia a Milano
RUBRICA: INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA
Consigliato dalla redazione
Bibliografia
- Anolli, L. (2003). Mentire. Bologna: Il mulino.
- Anolli, L. (2002). Psicologia della comunicazione. Bologna, Il Mulino.
- De Cataldo Neuburger, L., & Gullotta, G. (2009). Sapersi esprimere. La competenza emotiva. Milano: Giuffrè.
- Ekman, P. (1989). Why Lies Fail and What Behaviors Betray A lie. In Yuille, J. C. (Ed.), Credibility Assessment (pp. 71-81). Dordrecht, The Netherlands: Kluwer Academic Publishers.
- Keltner, D., & Ekman, P. (2003). Facial expression of emotion. In Gonzaga, G.C., Beer, J. D., Richard J., Scherer, K.R., Goldsmith, H.H (Eds). Handbook of affective sciences. Series in affective science. New York, NY: Oxford University Press.
- Lewis, M., & Saarni, C. (1993). Lying and deception in everyday life. New York, NY: Guilford Press.
- Mayer, C. (2008). Benedetta menzogna. Macerata: Liberilibri.
- Neuburger, L.D.C., & Gulotta, G. (2008). Trattato della menzogna e dell’inganno. Con appendice di aggiornamento (Vol. 26). Milano: Giuffrè.