Bye-bye butterfly

Il percorso di consulenza psicologica per imparare a gestire ansia sociale, ansia da prestazione e ansia da esame.

Le sfaccettature dell’ansia sociale

Chiunque di noi si sarà sentito, almeno una volta nella vita, a disagio in una situazione sociale. Incontrare nuove persone, entrare in un bar affollato, svolgere una nuova attività di cui non siamo particolarmente esperti o per cui non ci sentiamo pronti, presentare un progetto durante una riunione di lavoro, fare un esame o un’interrogazione orale di fronte ad un professore. Sono tutte situazioni in cui una certa quota di ansia non solo è sensata, legittima e ragionevole, ma ha anche una funzione adattiva: ci allerta che a breve dovremo affrontare una sfida e ci consente di mantenere alta l’attenzione e la concentrazione per gestirla al meglio. Tuttavia, questa ansia talvolta può essere eccessiva. Ma a cosa è dovuta?

Il disturbo d’ansia sociale

In tal caso parliamo di disturbo d’ansia sociale o fobia sociale, un disturbo psicologico caratterizzato da un’ansia intensa, sproporzionata (in relazione alla reale minaccia) e persistente rispetto alle situazioni sociali che prevedono interazioni sociali o che richiedono una performance pubblica, nelle quali la persona è esposta al giudizio e valutazione altrui, di cui sono particolarmente vulnerabili (American Psychiatric Association, 2022). Questi individui tendono a porsi standard prestazionali eccessivamente elevati (es. “Devo sempre sembrare intelligente e fluente”) e finiscono per temere profondamente che le proprie azioni e la manifestazione dei sintomi ansiosi saranno valutati negativamente, per cui tenderanno ad ipermonitorare se stessi nella situazione sociale (“Se mi tremano le mani/arrossisco/sudo/balbetto, la gente penserà che sono incompetente/diverso/stupido/sgradevole“) e a viverla con marcato disagio.

Il ruolo dell’ipervigilanza e dei comportamenti di sicurezza

Temono, quindi, di mostrarsi ansiosi, imbarazzati, di sembrare ridicoli, incapaci, imbranati, noiosi o essere umiliati di fronte agli altri, il che può essere riassunto con: paura del giudizio. Dunque, in base a cosa provano e a come credono di apparire agli altri, decidono cosa gli altri pensano di loro. Per di più, l’ansia sociale è associata ad una ridotta elaborazione dei segnali sociali esterni: ciò significa che l’individuo tende maggiormente a notare e ricordare l’assenza di risposte positive e la presenza di risposte ambigue da parte degli altri, interpretandole come prove di una valutazione negativa nei suoi confronti, soprattutto durante le performance (es. un pubblico che non annuisce e non sorride durante una presentazione può essere interpretato come segno di disapprovazione). Tuttavia, tale ipervigilanza e la messa in atto di comportamenti protettivi non fanno altro che aumentare l’intensità dei sintomi.

L’evitamento e le sue conseguenze

I comportamenti di sicurezza vengono agiti con l’obiettivo di prevenire o minimizzare la catastrofe temuta, e il mancato avvenimento della catastrofe rinforza la presunta efficacia di tali comportamenti (es. “La conversazione è andata bene solo perché ho memorizzato e controllato tutto, se fossi stato me stesso la gente si sarebbe accorta di quanto fossi stupido”), non permettendo loro di comprendere che la situazione fobica è meno pericolosa di quanto pensano. Inoltre, i comportamenti protettivi, oltre a comportare un aumento dell’ipermonitoraggio dei sintomi e di come la propria immagine appare, possono addirittura generare alcuni sintomi temuti (es. indossare una giacca per nascondere la sudorazione ascellare la farà aumentare), attirare l’attenzione degli altri o farli sembrare distaccati e poco amichevoli.

L’ansia anticipatoria

L’alternativa ai comportamenti di sicurezza è l’evitamento dell’esposizione alla situazione sociale temuta: spesso tali individui rimuginano anticipando ciò che potrebbe accadere di negativo nella situazione sociale e nella loro mente affiorano immagini negative di se stessi e ricordi di prestazioni fallimentari passate, per cui quando l’ansia anticipatoria diventa insostenibile possono optare per l’evitamento totale dell’evento. In ogni caso, che la persona decida di esporsi o meno, l’ansia anticipatoria caratterizza sempre le fasi precedenti dell’esposizione alla situazione sociale. Ma non solo, in seguito all’evento sociale queste persone tendono ad analizzare l’interazione o la prestazione dettagliatamente alla ricerca di possibili errori commessi, ed essendo guidati da una percezione negativa di sé, l’interazione sarà inevitabilmente valutata come più negativa di quanto non sia stata effettivamente e come prova della propria inadeguatezza (Clark, 2001).

L’ansia sociale legata alla performance

In caso di ansia sociale specificatamente legata alla performance, parliamo di ansia da prestazione: queste persone non temono le situazioni sociali in generale, ma solo quelle in cui devono parlare o esibirsi in pubblico. Perciò, l’ansia prestazionale si manifesta soprattutto in contesti lavorativi, scolastici o accademici, andando a compromettere la vita professionale di questi individui (APA, 2022). Basta pensare ai lavoratori e agli studenti che regolarmente sono tenuti a fare presentazioni solitarie o in team, oppure a consegnare dei compiti che verranno valutati dal datore di lavoro o dal professore. O ancora, pensiamo agli studenti e all’ansia da esame, un intenso stato emotivo caratterizzato da insicurezze e senso di incapacità in relazione alla propria preparazione, nonché preoccupazioni in vista di un possibile fallimento o altre conseguenze negative. In queste situazioni, il proprio rendimento lavorativo e scolastico/accademico viene inevitabilmente impattato (Trifoni & Shahini, 2011).

Il percorso Bye-bye butterfly

Per rispondere a queste esigenze, i Servizi Clinici Universitari della Sigmund Freud University offrono a tutti i giovani adulti e adulti dai 18 ai 30 anni un percorso mirato di consulenza psicologica chiamato “Bye-bye butterfly”, per imparare a gestire l’ansia sociale, l’ansia da prestazione e l’ansia da esame. A partire dalla comprensione della problematica, verranno individuati i pensieri negativi legati alla paura del giudizio in situazioni sociali, i comportamenti di sicurezza e di evitamento, utilizzando tecniche efficaci per mostrare loro che spesso come pensiamo di apparire non corrisponde alla realtà e che la messa di atto di comportamenti protettivi spesso ci ostacola e solo apparentemente ci aiuta, al fine di guidarli a riprendere il controllo della propria vita sociale.

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Bibliografia

American Psychiatric Association. (2022). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed., text rev.). https://doi.org/10.1176/appi.books.9780890425787

Clark, D. M. (2001). A cognitive perspective on social phobia. In W. R. Crozier & L. E. Alden (Eds.), International handbook of social anxiety: Concepts, research and interventions relating to the self and shyness (pp. 405–430). John Wiley & Sons Ltd.

Trifoni, A., & Shahini, M. (2011). How Does Exam Anxiety Affect the Performance of University Students? Mediterranean Journal of Social Sciences, 2(2).