I bias cognitivi sono costrutti derivanti da percezioni errate, da cui si inferiscono giudizi, pregiudizi e ideologie. I bias sono utilizzati spesso per prendere decisioni veloci e non sono soggetti a critica o giudizio.
Bias ed euristiche
Bias è un termine inglese, ma originario della lingua francese provenzale che, a sua volta, l’ha ereditato dal greco “epikársios” avente significato di obliquo, inclinato.
Inizialmente, tale termine era usato nel gioco delle bocce, per designare i tiri storti, che portavano a conseguenze negative nel gioco. Dalla seconda metà del 1500, però, il termine bias assunse un significato più ampio, inglobando diversi ambiti e sarà tradotto come inclinazione, ovvero predisposizione al pregiudizio.
I bias congitivi
I bias cognitivi sono, quindi, automatismi mentali dai quali si generano credenze e da cui si traggono decisioni veloci. Si tratta, il più delle volte di errori di giudizio che impattano, nella quotidianità, non solo su decisioni e comportamenti ma anche sui processi di pensiero.
L’origine, però, del bias cognitivo risale alle ricerche degli psicologi Tversky e Kahneman eseguite negli anni ’70, grazie alle quali hanno ricevuto il premio Nobel nel 2002. Lo scopo di queste ricerche era analizzare in quale modo gli esseri umani prendono le loro decisioni in contesti dominati dall’incertezza e con limitate risorse individuali.
Le Euristiche
Le ricerche di Tversky e Kahneman portarono a concludere che gli individui prendono le loro decisioni utilizzando un numero limitato di euristiche (scorciatoie mentali), piuttosto che sofisticati processi razionali. Il termine euristiche deriva dal greco “heurískein” e significa trovare o scoprire e sono procedimenti mentali intuitivi e sbrigativi, che permettono di avere un’idea generica dalla quale è possibile giungere a conclusioni veloci.
L’euristica cognitiva funziona grazie a un processo definito sostituzione dell’attributo, che si attua senza averne consapevolezza. Si stratta di un processo attraverso il quale è possibile sostituire un concetto complesso con uno più semplice derivante dalla semplificazione dello stesso (euristica inferenziale). Sostanzialmente, è una nozione simile a quella precedente nei contenuti, ma formulata in maniera molto semplice. Le euristiche, dunque, sono delle strategie mentali che portano a conclusioni veloci attraverso il minimo sforzo cognitivo.
Le euristiche funzionano correttamente in molti ambiti della vita umana, ma producono sistematiche distorsioni del giudizio o Bias, alterando la percezione di molti eventi.
I bias sono delle forme particolari di euristiche, usate per generare opinioni o esprimere dei giudizi, su cose di cui non si è mai avuto esperienza diretta. Per questo, i bias consentono di parlare e giudicare comportamenti spesso sulla base di cose apprese per sentito dire.
Quindi, mentre le euristiche sono scorciatoie comode e rapide estrapolate dalla realtà e portano a veloci conclusioni, i bias cognitivi sono euristiche inefficaci, pregiudizi astratti che non si generano su dati di realtà, ma si acquisiscono a priori senza critica o giudizio.
Diversi tipi di bias
Esistono diversi tipi di bias che quotidianamente adottiamo:
- Bias di conferma: Si attua nel momento in cui si prende in considerazione e si valorizzano solo notizie, pareri o evidenze che confermano quello di cui già siamo convinti. Soprattutto si tende a ignorare tutte le evidenze che contraddicono le convinzioni.
- Bias Illusione di controllo: è la tendenza a sovrastimare la capacità di influenzare gli eventi esterni per ottenere quello che si vuole.
- Bias Eccesso di fiducia: e’ l’eccessiva fiducia nei propri giudizi e valutazioni, derivante dal credere che si posseggono informazioni più accurate e complete di quanto non lo siano realmente.
- Bias dello scommettitore: si riferisce all’errata convinzione secondo la quale eventi accaduti in passato possano influenzare gli eventi futuri. Per questo si è soliti credere che se un evento non si manifesta da molto tempo sicuramente si verificherà con buona probabilità, oppure se si è appena verificato non si riverificherà nel breve periodo. Si chiama dello scommettitore perché è il classico ragionamento che si applica nel gioco d’azzardo.
- Bias del punto cieco: consiste nella convinzione di essere più obiettivi rispetto alla maggior parte della gente. È una sorta di sovrastima delle proprie capacità di giudizio, avente come conseguenza la difficoltà di ammettere di poter sbagliare.
- Bias di Ancoraggio: si tende a ancorarsi, o fissarsi, a un elemento che funge da termine di paragone per le valutazioni in atto, invece che basarsi sul valore assoluto.
- Bias di proiezione, grazie al quale si è soliti pensare che la maggior parte delle persone la pensi come noi.
- Bias della negatività: determina un’eccessiva attenzione rivolta verso elementi negativi, che sono considerati come i più importanti. A causa di questa distorsione cognitiva, si tende a dare maggior peso agli errori o agli aspetti negativi, ad esempio sottovalutando i successi e le competenze acquisite ed attribuendo così una valutazione negativa alla prestazione.
- Bias dello status quo, o resistenza al cambiamento: in cui ogni cambiamento spaventa e preoccupa, per questo si tende mantenere le cose così come sono.
- Bias Illusione della frequenza: il cervello tende a selezionare solo le informazioni che si riferiscono a quello che interessa, sovrastimando di conseguenza la frequenza di informazioni possedute.
- Bias del presente: le decisioni sono volte a ottenere una immediata gratificazione, ignorando le possibilità di conseguire risultati migliori in futuro e in diversi ambiti.
- Bias dell’ottimismo: le cose sono considerate in maniera più ottimistica rispetto a quanto lo siano realmente.
- Bias di Omissione: tendenza sistematica a preferire scelte che comportano l’omissione, l’evitamento, anziché l’azione, anche quando si è esposti a rischi oggettivi.
- Bias d’Azione: tendenza ad agire anche quando l’azione è meno vantaggiosa dell’omissione.
Bibliografia
- Kahneman, D. & Frederick, S. (2002). Heuristics and Biases: The Psychology of Intuitive Judgement, Cambridge University Press, 2002
- Lieberman, M. D., Rock, D., & Cox, C. L. (2014). Breaking bias. NeuroLeadership Journal, 5, 1-17.
West, R. F., Meserve, R. J., & Stanovich, K. E. (2012). Cognitive sophistication does not attenuate the bias blind spot. Journal of personality and social psychology, 103(3), 506. - Soll, J., Milkman, K., & Payne, J. (2014). A user’s guide to debiasing. Wiley-Blackwell Handbook of Judgment and Decision Making, Gideon Keren and George Wu (Editors), Forthcoming
State of Mind, Bias ed Euristiche.