Un tour alla scoperta della Brera a luci rosse

Oggi Brera è uno dei luoghi più ricchi ed eleganti di Milano, ma fino agli Cinquanta aveva ben altra fama poiché era il quartiere a luci rosse più famoso della città. Nei suoi vicoli arrivarono a operare contemporaneamente almeno una decina di bordelli: frequentati da uomini di ogni ceto sociale, ma in particolare dal popolo notturno degli artisti che gravitava attorno all’Accademia e alle osterie. Le ragazze arrivavano da ogni parte d’Italia e qualcuna anche dall’estero, attirate al “mestiere” dai soliti ed eterni motivi: qualcuna dall’ambizione, la maggior parte dalla miseria. Le cose cambiarono nel 1954 con l’approvazione della Legge Merlin, che vietò lo sfruttamento della prostituzione e di conseguenza le “case chiuse”. Da allora Brera manterrà a lungo il suo animo artistico e bohémien, ma del suo passato proibito rimarranno solo i ricordi dei vecchi abitanti o, in qualche caso, gli arredi rimasti in qualche ristorante ricavato in una ex casa d’appuntamenti. Una visita turistica speciale permette di scoprire questo passato poco noto.

 

Una visita teatralizzata

Organizzato da Neiade, il tour “Brera a luci rosse” è un’esperienza di visita teatralizzata: a far da guida ai visitatori sono un’attrice e un musicista che impersonano Wanda e Ambrogio, ovvero una giovane e allegra prostituta e un suo amico, confidente e alle volte cliente. La passeggiata si snoda nei vicoli tra piazza Santa Maria del Carmine, via Madonnina, San Carpoforo e San Simpliciano, alla scoperta dei luoghi dove un tempo si trovavano le “case chiuse” più celebri della città, con listini per tutte le tasche. Accompagnandosi con una chitarra, i due artisti raccontano vicende raccolte da appassionati di storia tra gli aneddoti noti ai vecchi abitanti, con protagoniste le “professioniste del piacere” e i loro clienti. La visita è proposta scherzosamente in occasione di San Valentino, per maggiori informazioni si può visitare il sito della associazione Neiade.

 

Amore e denaro

Il dibattito sulla regolamentazione della prostituzione si accende periodicamente e non mancano proposte di “riaprire le case di appuntamento” e creare dei “quartieri a luci rosse”, sull’esempio di altri paesi dove ciò è legale, come Germania e Olanda. In Italia è proibito lo sfruttamento della prostituzione, ma non l’atto in sé: per cui è possibile esercitare “in proprio”, ma vietato creare una forma di organizzazione come, ad esempio, un locale con più stanze occupate da più professioniste che paghino l’affitto a una “tenutaria”. La normativa di riferimento è contenuta nella famosa “Legge Merlin” del 1954, che prende il nome dalla parlamentare che la presentò e portò all’approvazione: la socialista veneta Lina Merlin. Animata da idealismo umanitario, la Merlin aveva un intento nobile e cioè liberare le ragazze di vita dalla schiavitù sessuale in cui finivano a causa della estrema povertà della famiglia o di una gravidanza illegittima che, in una società bigotta, ne macchiava l’onore. La motivazione a impegnarsi in questa causa gli era venuta venendo a contatto con la situazione delle figlie dei pescatori poveri dell’isola di Burano, nella laguna di Venezia, che a causa dei debiti e delle sventure in mare spesso finivano per vendersi ai ricchi veneziani, per poi finire nei bordelli di qualche città lontana.

 

ARTICOLI SIMILI:
Gli “operatori ponte” nella Polizia Locale di Milano
Consorzio Viale dei Mille: c’è vita oltre il carcere