Il burnout è una sindrome psicologica causata da stress lavorativo cronico ed eccessivo ed è molto diffusa negli operatori socio-sanitari, ad esempio in chi lavora nei servizi per persone con Disturbi del neurosviluppo. Uno studio coordinato da Giovanni Michelini, docente SFU, sottolinea l’importanza della flessibilità psicologica e di una buona organizzazione del lavoro nel prevenire fenomeni di questo tipo.
Bruciarsi di lavoro: la sindrome da burnout
Il termine burnout è stato utilizzato per la prima volta negli anni Settanta per indicare gli effetti dell’abuso di droghe. Successivamente è stato ripreso dalla psicologia per descrivere una sindrome causata da eccessivo stress sul lavoro, tipica di alcune categorie come le forze dell’ordine, gli insegnanti e soprattutto il personale medico, paramedico e sociosanitario. Se lo stress lavorativo è causato da una sproporzione tra l’impegno richiesto e le risorse a disposizione, il burnout si produce quando lo squilibrio diventa cronico e soverchiante. In ambito sociosanitario, i fattori di rischio includono le caratteristiche delle persone da assistere, la pesantezza del lavoro (ad esempio la lunghezza dei turni), le relazioni sociali (ad esempio la percezione di una mancanza di supporto) e la scarsa possibilità di carriera.
Le dimensioni psicologiche del burnout sono l’esaurimento emotivo, la depersonalizzazione e l’assenza di realizzazione professionale. Gli effetti comprendono reazioni emotive negative, stili di vita non salutari, problemi fisici e mentali, trascuratezza, assenteismo, turnover e aumento del rischio di maltrattamenti sulle persone disabili assistite. Due elementi considerati cruciali nel causare il burnout sono il possedere un profilo psicologico caratterizzato da “inflessibilità” e operare in una struttura con una cattiva organizzazione del lavoro, tale da far sentire l’operatore escluso e non ascoltato. Una ricerca ha indagato il ruolo di questi due aspetti.
Prevenire il burnout: flessibilità e ascolto
La ricerca “Il burnout negli operatori dei servizi per i Disturbi del neurosviluppo” è stata realizzata nel 2016 e ha coinvolto 151 operatori delle 20 Residenze Sanitarie Disabili del Dipartimento per le Disabilità di Fondazione Istituto Ospedaliero di Sospiro – Onlus. La ricerca è stata coordinata da Giovanni Michelini, insieme a Mauro Leoni, Giovanni Miselli, Serafino Corti, Roberto Cavagnola, Francesco Fioriti, Maria Laura Galli, Michela Uberti, Giuseppe Chiodelli (2016).
L’obiettivo era valutare la presenza, le cause e le caratteristiche del burnout in un campione di medici, paramedici e ausiliari di una struttura al servizio di persone affette da Disturbi del Neurosviluppo, concentrandosi in particolare sul ruolo svolto dalla flessibilità psicologica degli operatori e dalle caratteristiche dell’organizzazione. Il livello di burnout, la flessibilità psicologica e le caratteristiche dell’organizzazione sono stati valutati attraverso questionari specifici. Lo studio ha rilevato come la flessibilità psicologica e la capacità di ascolto e coinvolgimento da parte dell’organizzazione siano dei fattori di protezione contro il rischio di sviluppare fenomeni di burnout. I risultati sono molto interessanti sul piano pratico perché evidenziano la necessità di sostenere i lavoratori di questo genere di servizi con programmi che ne rafforzino la resilienza e, allo stesso tempo, di introdurre o rafforzare nelle organizzazioni quegli aspetti che promuovono l’ascolto e la partecipazione dei lavoratori agli obiettivi aziendali, come il lavoro in equipe, la supervisione dell’organizzazione del lavoro e l’attenzione alle dinamiche relazioni.
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