25 Novembre: giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Il più delle volte a ricorrere all’aggressione verbale o reale è proprio chi è in errore e non ha la possibilità di prevalere con la realtà dei fatti e la coerenza della logica.
Gianfranco Ravasi
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione 54/134 del 17 dicembre 1999, istituisce la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne il 25 novembre di ogni anno. Lo scopo di questa giornata è quella di sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto a questa grave violazione dei diritti umani.
A modo suo, l’Ateneo vuole sensibilizzare circa i risvolti psicologici della violenza sulla vittima e di evidenziare una delle cause principali che porta l’uomo (maggiore autore di questo tipo di violenze) a perpetrare violenza sulle donne: l’egemonia maschile.
Quante sono le donne violentate?
Nonostante la violenza sulle donne possa esser considerata “solamente” come una violazione dei diritti umani, essa rappresenta un grave problema sociale e medico–sanitario, poiché la violenza, in qualunque sua forma, ha conseguenze negative in termini di salute fisica, mentale e riproduttiva della vittima coinvolta (Ministero dell’Interno, 2022).
Questo fenomeno, che interessa il 31,5% delle donne italiane (ISTAT, 2014), ha visto coinvolti anche 119 omicidi nel primo semestre del 2021, di cui nell’89% dei casi l’autore di tale gesto era il partner o l’ex partner (Ministero dell’Interno, 2022).
Nella rilevazione dati 2020 di Donne in Rete contro la violenza (D.i.Re), le donne che hanno richiesto di essere supportate sono state complessivamente 20.015. Per quanto riguarda gli autori della violenza, il 76,4% è italiano, dato consolidato nel tempo, che mette in discussione lo stereotipo diffuso per cui il maschio straniero sia maggiormente coinvolto nei casi di violenza.
Donne transgender: le donne invisibili
Troppo di frequente accade che le donne transgender vengano dimenticate. Il 20 novembre di ogni anno si celebra il Transgender Day of Remembrance ( TDoR ) per commemorare le persone transgender vittime della violenza. Secondo Transgender Europe (TGEU), dopo la Turchia, l’Italia è al secondo Paese in Europa per omicidi a sfondo transfobico (32 omicidi dal 2008 al 2016). Inoltre, da un’indagine condotta dall’Agenzia dell’Unione Europea per i diritti fondamentali (FRA), le persone transgender vengono aggredite fisicamente o sessualmente 5 volte di più rispetto al resto del campione (FRA, 2020).
È necessario ricordare, quindi, che quanto scritto in questo articolo è valido sia per le donne cisgender che transgender.
Che forma ha la violenza sulle donne?
La violenza sulle donne assume varie forme tra cui: psicologica, fisica, sessuale, economica e lo stalking. Nella rilevazione dati del 2020, Donne in Rete contro la violenza ha evidenziato come la violenza maggiormente perpetrata fosse quella psicologica (77,3%), seguita da quella fisica (60%), da quella economica (33,4%) e da quella sessuale (15,3%).
Ma in cosa si differenziano queste tipologie di violenza? Di seguito alcune caratteristiche dei principali tipi di violenza:
- violenza psicologica: controllo, isolamento della donna dai contesti di vita, critiche, umiliazione, minacce, intimidazioni, abuso emozionale;
- violenza fisica: la violenza fisica può avvenire per contatto diretto (es. calci, pugni) o senza contatto diretto (es. avvicinarsi minacciosamente facendo indietreggiare la vittima);
- violenza sessuale: l’abuso sessuale è costituito da una serie di comportamenti come forzare una persona ad avere un rapporto sessuale, iniziare un rapporto senza il consenso limitando i movimenti della persona;
- violenza economica: gli autori della violenza controllano le finanze della donna, negano l’accesso alle risorse economiche della famiglia e limitano il diritto di cercare o mantenere un’occupazione redditizia;
- violenza domestica o Intimate Partner Violence (IPV): quando la violenza avviene all’interno delle mura domestiche, si parla di violenza domestica la quale è un’esperienza debilitante, pervasiva ed è associata ad un crescente isolamento dal mondo esterno, limitando così, alla vittima, la libertà individuale e l’accesso alle proprie risorse (Reale, 2016).
I fattori di rischio che portano alla violenza sulle donne: il ruolo dell’egemonia maschile
La violenza sulle donne, spesso messa in atto dai partner uomini, trova le sue origini dalle radici patriarcali e sessiste della società occidentale. In particolare, l’egemonia maschile “si riferisce all’ideologia normativa secondo cui essere un uomo significa essere dominante nella società e che la subordinazione delle donne è necessaria per mantenere tale potere” (Smith et al., 2015). Tra le sue caratteristiche principali, l’egemonia maschile vede: emotività ristretta, negatività verso le minoranze sessuali, evitamento della femminilità, importanza del sesso e dominanza (Smith et al., 2015). Come evidenziato nello studio citato, i maschi che aderiscono fortemente alle norme dell’egemonia maschile possono essere coercitivi e/o sessualmente aggressivi nei confronti della partner per mantenere il loro bisogno di dominio all’interno della relazione (Smith et al., 2015).
Inoltre, come riporta l’ente statunitense Centers for Disease Control and Prevention (CDC), sono presenti una serie di fattori di rischio che possono portare una persona a perpetrare violenza intima nei confronti del partner:
- individuali, come una scarsa autostima, scarsa scolarizzazione, abuso di alcol o sostanze, tratti antisociali di personalità, scarso controllo comportamentale e impulsività, credenza nei ruoli di genere rigidi;
- relazionali, come conflitti relazionali, gelosia, possessività, storia di genitori inadeguati, relazioni e interazioni famigliari disadattive;
- di comunità, come vivere in comunità con alti tassi di disoccupazione, povertà e violenza o crimine;
- sociali, come diseguaglianza di genere, norme culturali che sostengono l’aggressività, politiche o leggi (CDC, 2022).
Infine, Dixon e Browne (2003), hanno identificato tre differenti tipologie di maschio violento indagando e basandosi sull’analisi di fattori distali, come ad esempio l’abuso in età infantile, e fattori prossimali, come ad esempio i livelli di impulsività:
- violento solo in famiglia: circa il 50% dei maltrattanti;
- generalmente violento/antisociale: circa il 25% degli autori di questo reato;
- borderline/disforico: circa il 25% dei maltrattanti.
Risulta, quindi, necessario attivare programmi di educazione alla sessualità e all’affettività fin dai primi anni di vita per consentire il pieno sviluppo delle competenze emotive e far si che venga interiorizzata la cultura del rispetto dell’altro e del consenso.
Il ciclo della violenza: dalla tensione alla richiesta del perdono
A seguito di un’analisi condotta su donne vittime di violenza, la dottoressa Leonor Walker ha evidenziato il ciclo della violenza (1979), scandito da fasi temporali cicliche all’interno di una relazione di coppia in cui viene perpetrata violenza.
La prima fase, di tensione, vede la presenza di comportamenti ostili generalmente di tipo verbale come forme di accuse, intolleranza e attacchi verbali (Walker, 1979). Tra gli obiettivi di questo comportamento vi è la necessità di esercitare un controllo ossessivo e possessivo della vittima, utilizzando spesso la tecnica della colpevolizzazione della stessa. La donna tenta, così, di controllare la rabbia del partner assecondandolo e sottomettendosi ad esso, spesso con la convinzione che il partner possa cambiare in un futuro (Walker, 1979).
La seconda fase è rappresentata dall’esplosione dove la donna viene aggredita fisicamente, psicologicamente e/o anche sessualmente, rappresentando il momento di massimo pericolo per la donna e i figli, qualora presenti (Walker, 1979). E’ in questa fase che, la maggior parte delle donne, si sentono pronte a chiedere aiuto e a denunciare i maltrattamenti rivolgendosi, quindi, ad istituzioni o associazioni di supporto e dedicate al contrasto della violenza.
Infine, la terza fase è rappresentata dalla richiesta di perdono e della luna di miele: l’uomo comprende gli effetti negativi della violenza perpetrata e teme di perdere la donna, considerata come una preda e di sua proprietà (Walker, 1979). Viene chiesto, quindi, perdono da parte dell’uomo che rassicura la donna di cambiare e di non aggredirla più in futuro (Walker, 1979). Inizia ad essere premuroso, attento ai bisogni della compagna ed amorevole. Questa, al contrario della precedente, è la fase in cui le donne tendono ad abbandonare il percorso iniziato di uscita dalla violenza ritornando, così, dal maltrattante.
Il ciclo della violenza, ora, potrà riprende dall’inizio.
Quali sono le conseguenze fisiche e psicologiche della violenza sulle donne?
Gli effetti fisici a breve termine di una violenza comprendono: sanguinamento vaginale o dolore pelvico, infezioni sessualmente trasmissibili (IST), gravidanza indesiderata e problemi di sonno o incubi (OASH, 2O21). Quelli a lungo termine, invece, comprendono: dolore cronico, problemi digestivi, problemi cardiaci, problemi sessuali (come il dolore genito-pelvico della penetrazione) e altri (OASH, 2021).
Tra gli effetti psicologici della violenza si possono annoverare il disturbo da stress post traumatico (PTSD), depressione e ansia (OASH, 2021). Inoltre, alcune donne cercano di gestire il trauma utilizzando sostanze, assumendo alcol o mangiando eccessivamente (OASH, 2021).
A chi rivolgersi in caso di violenza?
Seppur possa risultare difficile denunciare una violenza, soprattutto se a essere implicata è una persona vicina alla vittima, sono presenti una serie di risorse che possono essere utilizzate dalla vittima, sia per denunciare il fatto che per raggiungere un supporto psicologico tempestivo e adeguato:
- chiamare il numero di emergenza 112;
- chiamare il numero antiviolenza e anti stalking 1522;
- andare in pronto soccorso
- trovare un centro antiviolenza dislocati nel territorio, come quelli di i.Re;
- trovare un consultorio famigliare (qui una mappa utile).
Tuttavia, come accennato, la denuncia del partner potrebbe risultare difficile soprattutto a causa di una serie di credenze che la donna potrebbe avere come il fatto che il partner cambierà e non sarà più violento, o che denunciare il partner la esporrebbe al rischio di condotte più gravi della violenza come l’omicidio.
Conclusioni
La violenza sulle donne è un grave problema di salute pubblica e sociale che trova le sue origini nelle radici patriarcali e sessiste della nostra società. Tra gli interventi possibili se ne possono individuare uno di particolare importanza: l’educazione sessuale e all’affettività per consentire a tutte le persone di sviluppare competenze emotive e comunicative adeguate.
Risorse utili
- Libro: Pagano, Cristina. (2022). L’urlo delle donne. Dodici storie raccontano la violenza sulle donne.
- Film: A letto con il nemico (1991)
- Film: L’amore rubato (2016), disponibile gratuitamente su RaiPlay
- Sito web: https://www.direcontrolaviolenza.it/
- Sito web: https://cadmi.org/
A cura del dott. Luca Damianto, dottore in psicologia e dottorando di ricerca presso la Sigmund Freud University, con l’aiuto della dott.ssa Alice Savoia, dottore in psicologia e dottorando di ricerca presso la Sigmund Freud University.
Riferimenti bibliografici
- Centers for Disease Control and Prevention. (2022). Violence Prevention. Risk and Protective Factors. https://www.cdc.gov/violenceprevention/intimatepartnerviolence/riskprotectivefactors.html
- Dixon, L., & Browne, K. (2003). The heterogeneity of spouse abuse: a review. Aggression and Violent Behaviour, 8, 107-130.
- European Union Agency for Fundamental Rights. (2020). A long way to go for LGBTI equality. https://fra.europa.eu/sites/default/files/fra_uploads/fra-2020-lgbti-equality_en.pdf
- (2014). Il numero delle vittime e le forme della violenza. https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne/il-fenomeno/violenza-dentro-e-fuori-la-famiglia/numero-delle-vittime-e-forme-di-violenza
- Ministero dell’Interno. (2022). Servizio Analisi Criminali. Omicidi volontari. https://www.interno.gov.it/sites/default/files/2022-03/settimanale_omicidi_7_marzo_2022.pdf
- Office of the Assistant Secretary for Health at the U.S. Department of Health and Human Services. (2021). Effects of violence against women. https://www.womenshealth.gov/relationships-and-safety/effects-violence-against-women
- Reale, E. (2016). Maltrattamento e violenza sulle donne. Vol. 1: La risposta dei servizi sanitari. Franco Angeli.
- Walker, Lenore E. (1979). The Battered Woman. New York: Harper and Row.
- Smith, R. M., Parrott, D. J., Swartout, K. M., & Tharp, A. T. (2015). Deconstructing hegemonic masculinity: The roles of antifemininity, subordination to women, and sexual dominance in men’s perpetration of sexual aggression. Psychology of men & masculinity, 16(2), 160–169. https://doi.org/10.1037/a0035956