25 novembre: Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
La giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, che ricorre il 25 novembre di ogni anno, è stata istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1999.
Appellandosi all’obiettivo di questa giornata, ovvero quello di sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto a tale negazione dei diritti umani, la SFU di Milano vuole dedicare un articolo per ricordare e porre attenzione a un fenomeno che dilaga all’interno delle società.
I numeri della violenza
Il fenomeno della violenza contro le donne affonda le proprie radici nella storia e nella cultura, ma solo in tempi recenti è cresciuta l’attenzione per questo tema. Oltre ai numerosi studi per aumentare la conoscenza su tale violazione, come ad esempio l’identificazione delle variabili che portano all’attuazione di tale comportamento o quelle che giocano un ruolo chiave nel mantenimento della violenza o sul riconoscimento di possibili strategie per fronteggiarlo e prevenirlo, numerose sono le ricerche inerenti al fornire dati rispetto alla diffusione delle diverse tipologie di violenza.
La rilevazione dati in merito ai reati di violenza commessi nei confronti delle donne durante l’anno 2023 ha evidenziato le seguenti incidenze (Ministero dell’Interno, 2024):
- il 75% delle donne è stata vittima di atti persecutori;
- l’81% delle donne è stata vittima di maltrattamenti;
- il 91% delle donne è stata vittima di violenze sessuali;
- il 36% è la percentuale che identifica le donne vittime di omicidio, di cui il 66% è stato commesso in ambito familiare e affettivo e, di questi, il 67% è stato commesso dal partner o dall’ex partner.
Nonostante i numeri dei reati come gli atti persecutori, i maltrattamenti o le violenze sessuali siano in aumento rispetto alle rilevazioni degli anni precedenti, nel 2023 si è registrato il dato più basso dal 2020 in merito alle donne vittime di omicidio, mostrando un continuo e progressivo decremento (Ministero dell’Interno, 2024).
Le diverse tipologie di violenza
Violenza psicologica, violenza fisica, violenza sessuale, violenza economica e violenza domestica sono tutte forme con cui si può presentare la violazione dei diritti umani quando si parla di violenza contro le donne. Le molteplici espressioni hanno un impatto devastante sul benessere psico-fisico della vittima limitando il suo funzionamento nelle aree di vita e condividono lo stesso comune denominatore, ovvero il controllo e il dominio sull’individuo.
Di seguito una breve descrizione delle tipologie di violenza, citate sopra, che limitano in modo profondo la libertà e il benessere delle donne (Reale, 2016):
- Violenza psicologica: manipolazione emotiva, isolamento sociale della donna, svalutazioni e critiche, umiliazione, minacce, intimidazioni, abuso emotivo;
- Violenza fisica: lesioni fisiche dirette (ad esempio, calci, pugni) o indirette (ad esempio, avvicinarsi in modo minaccioso costringendo la vittima a retrocedere);
- Violenza sessuale: abuso sessuale, che include azioni come costringere una persona a un atto sessuale, intraprendere un rapporto senza consenso, limitando la libertà di movimento della vittima;
- Violenza economica: controllo delle risorse finanziarie della donna, restrizione nell’accesso alle risorse economiche familiari, impedimento nella possibilità di cercare o mantenere un impiego remunerato;
- Violenza domestica o Intimate Partner Violence (IPV): quando la violenza si verifica all’interno dell’ambito familiare, è definita violenza domestica. Questa forma di violenza è un’esperienza debilitante e invasiva, spesso accompagnata da un progressivo isolamento dalla vita sociale, riducendo la libertà individuale e l’accesso alle risorse della vittima.
La drammatica conclusione: l’uxoricidio
La drammatica conclusione a cui possono giungere le violenze perpetrate contro le donne all’interno di una relazione intima attuale o passata è l’uxoricidio. L’omicidio può avvenire direttamente, quindi causato dall’atto stesso di uccidere, o come conseguenza delle continue violenze psicologiche, sessuali e fisiche (Krug et al., 2002).
Solo leggendo la cronaca degli ultimi anni si può osservare un susseguirsi di continui casi in cui uomini, più o meno giovani, uccidono le proprie mogli o ex mogli, fidanzate o ex fidanzate, con l’obiettivo di sancire fino alla fine il proprio potere e, in questi casi, poter decidere della vita e della morte di una persona (Baldry, 2006).
Nel corso degli anni, numerose ricerche sono state rivolte all’indagine e all’identificazione dei possibili fattori di rischio che potrebbero essere individuati, valutati e potenzialmente utilizzati per prevenire tali drammatiche conclusioni. Questi sono stati suddivisi in quattro diverse categorie:
- caratteristiche del reo;
- caratteristiche della vittima;
- caratteristiche della relazione;
- caratteristiche del contesto.
Caratteristiche del reo
I fattori di rischio, inerenti alle caratteristiche del reo, la cui presenza aumenta la possibilità di commettere uxoricidio sono:
- socialmente svantaggiato: spesso presentano delle difficoltà economiche o sono disoccupati (i.e. Cozzolino, 2003; Campbell et al., 2003);
- vittima di abuso infantile: può aver subito maltrattamenti diretti o assistito ad atti di violenza (i.e. Aldridge & Browne, 2003);
- precedenti comportamenti violenti: coloro che compiono l’uxoricidio hanno alle spalle numerosi fallimenti relazionali e, queste, sono caratterizzate dalla presenza di comportamenti violenti e abusanti (i.e. Dobash et al., 2004);
- proprietà: la gelosia, il possesso e la proprietà implicano l’esercizio del controllo esclusivo nei confronti della donna e un senso di diritto nel farlo (i.e. Serran & Firestone, 2004);
- possesso di armi: la disponibilità delle armi aumenta la probabilità di essere utilizzata durante gli atti di violenza (i.e. Campbell et al., 2003);
- precedenti penali: le ricerche suggeriscono che gli autori di uxoricidio hanno precedenti penali legati alla violenza perpetuata nelle relazioni intime, ma anche legati allo spaccio e ad altri crimini non violenti (i.e. Campbell et al., 2001; Dobash et al., 2004):
- disturbi psicologici: depressione, insonnia grave, ideazione suicidaria e disturbo antisociale di personalità sono stati evidenziati dalla letteratura come tra i disturbi associati a chi commette uxoricidio (i.e. Campbell et al., 2001):
- abuso di sostanze: problematiche legate all’abuso di sostanze, in maniera particolare presentano legato all’uso di alcool (i.e. Belfrage & Rying, 2004).
Caratteristiche della vittima
I fattori relativi alle caratteristiche della vittima sono denominati fattori di vulnerabilità e potrebbero incrementare il rischio di essere vittime di uxoricidio in quanto aumentano la probabilità che la donna insaturi una relazione con un uomo violento o le impediscono di percepire i rischi all’interno della relazione o diminuiscono la probabilità che possa mettere in atto comportamenti protettivi. I principali fattori di vulnerabilità identificati dalla letteratura sono:
- svantaggio sociale: appartenenza a minoranze etniche e difficoltà economiche (i.e. Campbell et al., 2003);
- precedenti relazioni violente: spesso le donne vittime di uxoricidio presentano una storia di relazioni violente (i.e. Abrams et al., 2000);
- disturbi psicologici: insonnia, depressione e disturbo post-traumatico da stress sono tra i principali disturbi riscontrati nella vittima. Non va dimenticato, però, che questi possono essere conseguenti alle violenze subite (i.e. Abrams et al., 2000; Riggs et al., 2000);
- abuso di sostanze: alcune vittime di uxoricidio presentavano problemi legati all’abuso di sostanze, in particolare legate all’assunzione di alcool e psicofarmaci (i.e. Sharps et al., 2003).
Caratteristiche della relazione
I fattori di rischio che rientrano in questa categoria fanno riferimento ai sentimenti, agli atteggiamenti e ai comportamenti che si instaurano nella relazione di coppia. Il principale fattore di rischio è la presenza di violenza all’interno della coppia, all’interno della quale rientrano tutte le possibili forme di abuso descritte precedentemente (i.e. Aldridge & Browne, 2003). Altri sono rappresentati dalla separazione in cui l’autore del reato perde il controllo e il possesso nei confronti della donna (i.e.ibidem), lo stalking come pedinamenti, minacce e manifestazioni estreme di gelosia (i.e. Campbell & Wolf, 2001) e, infine, la presenza di bambini, in particolare se nati da relazioni precedenti in quanto questo può influire sul tempo che la donna può dedicare al proprio partner (i.e. Brewer & Paulsen, 1999).
Caratteristiche del contesto
La possibilità di chiedere sostegno alla società, ai diversi enti disponibili sul territorio e anche a parenti e amici può contribuire all’escalation della violenza. Di conseguenza, una mancanza di servizi e/o una scarsa responsività e adeguatezza della rete dei servizi può condizionare negativamente la situazione per una donna che è vittima di violenza (i.e. Block, 2003; Websdale, 2003).
Le risorse disponibili per le donne vittime di violenza
Nel denunciare una violenza, atto che può sembrare semplice, entrano in gioco numerosi fattori che possono rendere questa attività complessa ed ardua per le donne vittime di qualunque forma di violenza, in particolar modo se questa è perpetuata nel tempo.
Ad oggi, esistono diverse risorse a disposizione per supportare la donna durante il momento della denuncia e per fornirle un aiuto psicologico adeguato. Di seguito, alcune delle principali modalità per chiedere aiuto e protezione:
- Chiamare il numero di emergenza 112;
- Contattare il numero antiviolenza e antistalking 1522;
- Recarsi in pronto soccorso;
- Rivolgersi a un centro antiviolenza presente sul territorio;
- Accedere ad un consultorio familiare.
Conclusioni
In conclusione, la violenza contro le donne, in tutte le sue forme, rappresenta una delle piaghe sociali più gravi e pervasive del nostro tempo. Ogni tipo di abuso ha un impatto devastante sul benessere psico-fisico della vittima e l’uxoricidio ne rappresenta il culmine più tragico. Questo crimine non è solo l’atto estremo di una relazione violenta, ma anche un sintomo di disuguaglianza di genere.
Per fermare questa piaga sociale, è fondamentale agire su più fronti e sviluppare attività di prevenzione, come ad esempio sensibilizzare l’opinione pubblica o educare le future generazioni a una cultura di rispetto, parità e non violenza.
La lotta contro la violenza di genere è una battaglia di tutti, e deve continuare finché ogni donna, ovunque nel mondo, possa vivere libera e sentirsi al sicuro.
A cura della dott.ssa Alice Savoia, MSc e dottoranda di ricerca presso la Sigmund Freud University.
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