Il Museo dell’Innocenza di Orhan Pamuk al Museo Bagatti Valsecchi

Fino al 24 giugno il Museo Bagatti Valsecchi ospita Il Museo dell’Innocenza, una mostra firmata dallo scrittore turco Orhan Pamuk. Allestita nell’elegante Casa Museo Bagatti Valsecchi, l’esposizione è composta da tante vetrinette contenenti oggetti e piccoli diorami che riportano alla Istanbul degli anni Settanta e Ottanta, in cui è ambientato il celebre romanzo d’amore “Il museo dell’innocenza” di Pamuk. Inaugurata dallo stesso scrittore, l’esposizione è una trasferta milanese del Museo dell’Innocenza di Istanbul, che Pamuk stesso ha creato parallelamente al libro. Protagonisti della storia sono Kemal e Füsun, due giovani innamorati sospesi tra il desiderio di libertà e le ipocrisie della tradizione, sentimenti profondi dell’identità turca.

Nel loro insieme, libro e museo costruiscono attorno al lettore e al visitatore un corto circuito raffinatissimo in cui si intersecano più dimensioni: nel romanzo Kemal colleziona oggetti che gli ricordano l’amata e quegli stessi oggetti sono poi recuperati nel museo a Istanbul e nell’esposizione a Milano, dove dialogano con gli interni delle dimore che li ospitano. Non solo: sempre nel romanzo, a un certo punto compare proprio casa Bagatti Valsecchi, uno dei luoghi del cuore dello stesso scrittore Pamuk. Immergendosi in quest’esperienza artistica si viene come portati in una sala degli specchi, dove gli elementi del racconto si scompongono e richiamano da più parti. Per maggiori informazioni sulla mostra a Milano si può consultare il sito ufficiale del Museo Bagatti Valsecchi e per scoprire di più sulla mostra in Turchia si può visitare il sito del Museo dell’Innocenza di Istanbul.

 

Potenza evocativa degli oggetti

Al centro de Il Museo dell’Innocenza, sia nel romanzo che nel museo, stanno gli oggetti. A loro è affidato il compito di raccontare la storia di Kemal e Füsun e di ricreare gli ambienti e le atmosfere in cui si svolge. Gli oggetti diventano altrettanti personaggi del racconto, cristalli in cui si concentrano e rivivono i ricordi dei due innamorati, fuoriuscendone come il genio dalla lampada quando vengono sfiorate dallo scrittore attraverso il suo personaggio Kemal o dal visitatore del museo. Dal punto di vista psicologico, questa scelta narrativa sottolinea la capacità di evocare emozioni che possiedono le cose, aprendo un rimando al meccanismo psicologico del feticismo. Un altro tema forte è quello della memoria che, come è noto, viene rinforzata dalla vista di oggetti legati all’esperienza ricordata.

Ma ancor più centrale, nella storia raccontata da Pamuk, è il ruolo dell’ossessione amorosa, della malinconia e del rimuginìo, sentimenti in cui cade Kemal quando viene lasciato, meritatamente, da Füsun. Sullo sfondo del racconto si apre una riflessione sociologica di Pamuk sul ruolo dei musei e della storia: i grandi musei nazionali come il Louvre, lo Ermitage o i Musei Vaticani sono nati con l’apertura dei palazzi imperiali al pubblico borghese e popolare, con il compito di raccontare la grande storia. Per descrivere nel profondo la vita delle persone, però, sono giù efficaci dei piccoli musei legati a storie individuali. Per questo, conclude Pamuk: “Il futuro del museo è dentro le nostre case”.

 

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