L’intelligenza artificiale e la psicologia: un dialogo tra benefici, rischi e riflessioni
Il 21 marzo 2025, presso la Casa della Cultura di Milano, si è tenuto un evento stimolante che ha esplorato il rapporto tra Intelligenza Artificiale e Psicologia. L’incontro ha visto la partecipazione di Alessandro Jarach, studente del secondo anno magistrale della SFU, Benedetta Erario, ex studentessa SFU, e il Professor Valentino Ferro, docente di Psicologia Dinamica.
L’evento si è aperto con un dibattito tra Alessandro e Benedetta sui potenziali benefici e rischi legati all’uso dell’AI. I due relatori hanno introdotto una discussione che ha permesso di coinvolgere e raccogliere le percezioni del pubblico, a cui è seguita una riflessione approfondita del Professor Ferro.
AI: Tra rischi cognitivi e nuove opportunità
L’introduzione dell’AI nelle nostre vite solleva molteplici interrogativi. Benedetta Erario ha evidenziato, in particolare, i possibili effetti dell’AI sulle nostre capacità cognitive. L’uso crescente di questi strumenti nelle attività di ricerca e non solo, se da un lato facilita l’accesso alle informazioni, dall’altro può ridurre la nostra capacità di analisi critica e, se ci affidiamo ciecamente alle sue risposte, rischiamo di perdere autonomia nel ragionamento, con un impatto negativo sul pensiero critico e sulla creatività.
Inoltre, un’eccessiva dipendenza da questi strumenti può avere ripercussioni sulla nostra autostima: se iniziamo a dubitare dei nostri giudizi e a cercare sempre conferme esterne, rischiamo di perdere fiducia nelle nostre capacità decisionali.
Dall’altra parte, Alessandro Jarach ha proposto una visione più sfaccettata del fenomeno, sottolineando come ogni innovazione tecnologica sia sempre stata accolta con timori. Socrate, ad esempio, temeva che la scrittura potesse compromettere la memoria umana, eppure oggi è proprio grazie alla scrittura che conosciamo il suo pensiero.
Inoltre, è stato evidenziato come l’AI possa rappresentare una risorsa utile per il lavoro dello psicologo, ad esempio nel trascrivere le sedute o nel riconoscere e individuare schemi ricorrenti nei discorsi dei pazienti, facilitando così il lavoro di noi specialisti. Il punto cruciale resta il modo in cui scegliamo di interfacciarci ed utilizzare questa tecnologia: come strumento di supporto, anziché come sostituto del pensiero umano.
L’intervento del professor Ferro: l’importanza dell’intelligenza originale
A concludere l’evento, il Professor Ferro ha offerto una riflessione profonda sul ruolo dell’AI e nella relazione terapeutica. La questione centrale non è se l’AI possa sostituire lo psicologo, ma piuttosto quale sia il posto dell’essere umano in questa evoluzione tecnologica. Ha sottolineato come la psicoterapia non sia solo la rapidità delle risposte, ma anche il valore del tempo, delle pause e delle assenze necessarie alla riflessione e alla crescita personale.
“Dove manca la curiosità c’è sofferenza psichica”, ha affermato il Professore, ricordando come il dialogo e il confronto con l’altro siano fondamentali per lo sviluppo del pensiero. L’AI può fornire consigli, ma non può sostituire la relazione terapeutica, che si fonda su un codice deontologico, un’identità professionale e su un modello teorico che il terapeuta trasmette al paziente.
Infine, ha sollevato un’importante domanda: cosa significa se un paziente sceglie di affidarsi all’AI piuttosto che a un terapeuta? Questo potrebbe rivelare una fragilità narcisistica, il bisogno di risposte immediate e rassicuranti senza affrontare il percorso di crescita e introspezione che la terapia richiede?
L’evento si è rivelato un’importante occasione di confronto su un tema attuale e complesso. L’AI è uno strumento potente che può supportare il lavoro dello psicologo, ma non può sostituire il valore della relazione umana e della riflessione critica. Come ha ricordato il Professor Ferro, l’essere umano deve restare al centro di questa evoluzione, senza perdere di vista il tempo e lo spazio necessari per il pensiero autentico.
A cura di Alessandra Polzella, studentessa MSc presso la Sigmund Freud University.