Fino al 2 settembre Palazzo Reale ospita l’esposizione “Impressionismo e avanguardie. Capolavori dal Philadelphia Museum of Art”, che riunisce cinquanta capolavori di maestri della pittura del periodo tra Ottocento e Novecento prestati per l’occasione dal Philadelphia Museum of Art: dal mondo degli impressionisti come Cézanne, Degas, Manet, Gauguin, Monet, Van Gogh, Pissarro e Renoir alle sperimentazioni astratte di Braque, Kandinsky, Klee, Matisse, Chagall, Brancusi e Picasso, passando per il surrealismo di Salvador Dalí e Joan Mirò.
Il percorso espositivo abbraccia nella sua interezza uno dei periodi d’oro della pittura europea, un momento unico in cui la pittura e in generale l’arte hanno rivoluzionato se stesse per immergersi totalmente nel dinamismo della modernità. Il fatto che molti dei dipinti più rilevanti di quest’epoca siano custoditi al Philadelphia Museum of Art non è un caso: già a fine Ottocento furono proprio i collezionisti statunitensi i primi a valorizzare le opere degli impressionisti e in particolare i raffinati mercanti d’arte di Philadelphia, città che all’epoca era all’apice della sua crescita e che è tutt’ora una delle più importanti degli Stati Uniti d’America.
Philadelphia, città d’arte e di psicologia
Philadelphia è una delle città più antiche e affermate degli Stati Uniti d’America: venne fondata nel 1681 da quaccheri inglesi, una delle chiese evangeliche che poi fu determinante nell’ottenere la messa al bando della schiavitù in tutto il mondo. Oltre a essere uno dei centri economici e commerciali più importanti degli USA, Philadelphia è soprattutto una delle capitali culturali della nazione. Supportati dai guadagni nel commercio e spinti da una visione illuminata e aperta la nuovo, i suoi collezionisti hanno dato vita a uno dei musei d’arte più importanti al mondo.
Già di per sé, la collezione esposta a Palazzo Reale offre molti spunti interessanti per uno studente di psicologia, dal momento che molte opere sono firmate da pittori che ebbero forti legami con la nascente psicologia, come ad esempio Van Gogh e Salvador Dalì, il cui surrealismo fu profondamente influenzato dalle teorie sull’interpretazione dei sogni di Sigmund Freud.
Ma Philadelphia è anche il luogo in cui ha avuto origine quella “rivoluzione copernicana” nelle scienze psicologiche rappresentata dalla teoria cognitivista, poiché Aaron Beck, fondatore del cognitivismo, elaborò la sua teoria proprio quando, negli anni Sessanta, esercitava come psicoanalista alla University of Pennsylvania a Philadelphia, dove aveva studiato anche psichiatria. Beck continuò a lavorare alla University of Pennsylvania anche mentre la sua teoria si affermava nel mondo, per cui Philadelphia divenne una specie di “capitale del cognitivismo”. Ancora oggi Beck vive in un sobborgo residenziale poco fuori città, poco lontano dal suo Beck Institute for Cognitive Behavior Therapy.
ARTICOLI SIMILI:
Il Museo dell’Innocenza di Orhan Pamuk al Museo Bagatti Valsecchi
Psicologia e rinascimento: la mente di Albrecht Dürer