Psicologia e antico egitto: il regno di Amenofi II

Gli antichi egizi dedicarono molta attenzione al mondo spirituale, producendo una simbologia estremamente complessa. Rimasta letteralmente sepolta per millenni, la civiltà dell’antico Nilo venne riscoperta nel corso dell’Ottocento grazie alle missioni archeologiche realizzate dopo la conquista coloniale, prima francese e poi inglese. Nacque così un ambito di studio nuovo: l’egittologia. Con le prime interpretazioni dei geroglifici rese possibili dal rinvenimento della Stele di Rosetta, scoppiò una vera e propria moda. In quegli stessi anni muoveva i primi passi la scienza psicologica moderna e i due ambiti di studio vissero un’attrazione fatale fin da subito. In questi giorni al Mudec sta per concludersi una grande mostra dedicata al faraone Amenofi II: una buona occasione per affacciarsi a un mondo molto interessante per chi si occupa di psicologia.

 

Amenofi II al Mudec

La mostra “Egitto, la straordinaria scoperta del Faraone Amenofi II” in corso al Museo delle Culture – Mudec fino a domenica 7 gennaio racconta la civiltà egizia attraverso il regno di Amenofi II, importante faraone vissuto all’inizio del 1400 avanti Cristo, celebre per le imprese militari e le costruzioni edilizie. Il percorso espositivo alterna reperti originali e ricostruzioni fedeli di ambienti e paesaggi, per offrire al visitatore una esperienza immersiva nelle atmosfere dell’epoca. Un’attenzione speciale è dedicata alla religione e al culto dei morti, elemento importantissimo della cultura egizia che ebbe una grande influenza anche sulla genesi del pensiero psicologico moderno. Altre sezioni ricostruiscono la vicenda della scoperta del sepolcro da parte dell’archeologo francese Victor Loret e della storia dei legami tra l’Italia e l’Egitto, dove fino al 1950 risiedeva una numerosa comunità italiana.

 

“Inventori” della psicologia

In un certo senso gli antichi egizi anticiparono lo studio della psicologia: la loro attenzione al mondo immateriale e simbolico può essere considerato un primo tentativo di codificare le dinamiche interne all’animo umano. Grandi progressi vennero compiuti anche in campo scientifico, tecnologico e medico: la pratica dell’imbalsamazione permise di acquisire una conoscenza del corpo umano che rimase ineguagliata fino all’Età Moderna. L’insieme del sapere egiziano influenzò lo sviluppo delle altre civiltà del Mediterraneo, in particolare il monoteismo ebraico e la mitologia greco romana, che a loro volta posero le basi del pensiero europeo e, successivamente, della psicologia. Freud stesso fu profondamente attratto dallo studio della civiltà egizia, seguiva con interesse le imprese archeologiche del suo tempo e si confrontò con la nascente egittologia. In un celebre passaggio affermò che “interpretare i sogni equivale a decifrare i geroglifici”.

 

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