Psicologia e rinascimento: la mente di Albrecht Dürer

Pittore, incisore, ma anche matematico, scienziato, filosofo e trattatista: Albrecht Dürer è il più alto rappresentante del Rinascimento Tedesco. Nato a Norimberga e cresciuto nella bottega di orafo del padre, non si accontentò di diventare un buon artigiano, ma volle esplorare le nuove tendenze dell’arte e della conoscenza che a quel tempo di diffondevano in Europa e in particolare in Italia. Dopo un periodo di formazione, alcuni viaggi studio incoraggiati dal padre e un matrimonio non troppo convinto imposto dalle convenzioni, partì per Italia e si stabilì a lungo a Venezia. Oltre a imparare i segreti della prospettiva e della composizione rinascimentale, in Italia Dürer si avvicinò alla filosofia neoplatonica e al suo sguardo umanistico sul mondo che, per alcuni filosofi, avrebbe anticipato i concetti della psicologia moderna poiché affidava all’animo umano la capacità di conoscere il mondo connettendosi con una dimensione spirituale più grande. E proprio questi concetti Dürer li trasportò nelle sue opere, ora riproposte in una grande mostra a Palazzo Reale.

 

130 opere di Albrecht Dürer a Palazzo Reale

La mostra “Albrecht Dürer e il Rinascimento fra la Germania e l’Italia”, a Palazzo Reale dal 21 febbraio al 24 giugno, riunisce 130 opere provenienti da grandi musei, tra pitture, stampe grafiche e disegni ed è la prima grande esposizione dedicata in Italia al maestro del Rinascimento tedesco. Il percorso espositivo è suddiviso in sei sezioni: Venezia e l’ItaliaGeometria, misura, architetturaScoprire la natura, scoprire il mondoLa scoperta dell’individuoDürer incisore: l’apocalisse e i cicli cristologiciIl Classicismo e le sue alternative. Per inserire la figura e l’arte di Dürer nel contesto artistico e intellettuale del tempo, le sue opere vengono affiancate a quelle di altri artisti tedeschi suoi contemporanei come Lucas Cranach, Albrecht Altdorfer, Hans Baldung Grien e a quelle di grandi pittori, disegnatori e artisti grafici italiani fra Milano e Venezia, come Giorgione, Andrea Mantegna, Leonardo da Vinci, Andrea Solario, Giovanni Bellini, Jacopo de’Barbari, Lorenzo Lotto.

 

Melancholia I

Una delle opere più celebri di Dürer è Melancholia I ed è anche una fra le più dense di significati “psicologici”. Realizzata tra il 1513 e il 1514 con la tecnica dell’incisione e inserita nel ciclo dei Meisterstiche, insieme al San Girolamo nella cella e a Il cavaliere, la morte e il diavolo, la composizione rappresenta una strana allegoria in cui una figura alata è seduta con aria corrucciata e pensosa, tenendo in grembo una pergamena e in mano una penna, come se stesse cercando ispirazione. Sullo sfondo vi è una costruzione in pietra e tutto l’ambiente è ingombro di oggetti e simboli strani: una cometa e un arcobaleno lunare sul mare, un pipistrello, una bilancia, un cane scheletrico, degli attrezzi da falegname, una clessidra, uno strano solido geometrico, un putto, una campana, delle chiavi, un coltello e una scala a pioli. Sono tutti elementi appartenenti al mondo dell’alchimia, un’altra componente dell’universo neoplatonico: nella simbologia alchemica l’opera rappresenta la difficoltà del trasformare il piombo in oro. Ma in senso più generale rappresenta la liberazione dell’uomo dal sentimento di malinconia attraverso la conoscenza e la creazione. Da questo punto di vista, Melancholia I è un piccolo trattato di “psicologia rinascimentale”.

 

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