Revolution: una mostra alla Fabbrica del Vapore rivive gli anni Sessanta

Gli anni Sessanta del Novecento hanno rivoluzionato praticamente ogni ambito della cultura e della società, ponendo le basi di quella società aperta e fluida che da allora ha caratterizzato il mondo occidentale, almeno fino ad oggi. Stili di vita, politica, moda, arte, cinema, letteratura e soprattutto musica: in tutti questi ambiti i Sixties hanno rappresentato un periodo di cambiamenti straordinari, energia positiva e good vibes, una sorta di Big Bang creativo dopo il quale nulla è più stato come prima. Anche la psicologia venne coinvolta in questa grande tensione verso il rinnovamento: proprio sul finire degli anni Sessanta, infatti, Aaron Beck poneva le basi della terapia cognitiva che, nelle scienze psicologiche, fu una vera rivoluzione copernicana poiché spostò l’attenzione dall’interno alla superficie e cioè dal concetto di “inconscio” freudiano ai processi mentali con cui il soggetto rielabora la realtà e si crea un’idea di se stesso e del mondo. Una mostra alla Fabbrica del Vapore ricostruisce il clima e le idee di quegli anni.

 

Un viaggio nel tempo

La mostra Revolution – Records and Rebels – Dai Beatles a Woodstock in corso alla Fabbrica del Vapore fino al 4 aprile, raccoglie il meglio dei Favolosi Anni Sessanta attraverso oltre 500 fra oggetti di moda, design, film e canzoni. Il visitatore ha l’impressione di compiere un viaggio nel tempo, grazie a un percorso esperienziale e immersivo reso possibile da un innovativo e sofisticato sistema audioguide Sennheiser. Cuore pulsante dell’esposizione è la colonna sonora, che riprende i grandi classici del rock di quegli anni: dai ritornelli colmi di fiducia dei primi Beatles agli assoli sulfurei di Jimi Hendrix. Il percorso è suddiviso in sezioni tematiche dedicate ad altrettanti aspetti particolari della cultura e della società. Alcune in particolare sono di grande interesse per il mondo della psicologia, ad esempio quella sulla liberazione sessuale e quella sull’utilizzo di droghe allucinogene per “aprire le porte della percezione”, una moda iniziata con la cultura hippie, ma che oggi è oggetto di studi scientifici alla ricerca di applicazioni terapeutiche.

 

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