Si può fare racconta una concezione nuova di approcciarsi alla malattia mentale, si prende il compito di raccontare una visione che pone al centro del progetto terapeutico-riabilitativo il malato con le sue risorse e capacità, soggetto di diritti, con potenzialità che vanno sviluppate allo scopo di reinserire nella società a pieno titolo quelle persone che erano state recluse, isolate e rese marginali dal manicomio.
Si può fare
Diretto da Giulio Manfredonia, con Claudio Bisio, Anita Caprioli, Giuseppe Battiston, Giorgio Colangeli, Bebo Storti. Commedia. Italia 2008.
Trama
Si può fare è ispirato a storie vere delle cooperative sociali nate per dare lavoro ai pazienti dimessi dal manicomio in seguito all’approvazione della Legge Basaglia.
Nello è un sindacalista ritenuto scomodo. È allontanato dal sindacato e relegato al ruolo di direttore della Cooperativa 180, un’associazione di malati di mente impegnati in attività assistenziali. Il sindacalista venuto a contatto con i suoi nuovi “collaboratori” resta in una prima fase un po’ sbigottito, poi si rimbocca le maniche e andando contro lo scetticismo dello psichiatra che ha in cura i malati cerca di valorizzare le risorse e le potenzialità di ognuno di loro. La cooperativa riuscirà a inserirsi con successo nel mercato con attività produttive innovative.
Motivi d’interesse
“La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla”. Questa era l’ispirazione di Basaglia che portò all’approvazione della legge 180/78.
I manicomi, prima dell’approvazione di questa legge, erano spazi di contenimento fisico dove venivano utilizzati metodi sperimentali di ogni tipo che calpestavano la dignità umana dei malati. Il film racconta una concezione nuova di approcciarsi alla malattia mentale, si prende il compito di raccontare una visione che pone al centro del progetto terapeutico-riabilitativo il malato con le sue risorse e capacità, soggetto di diritti, con potenzialità che vanno sviluppate allo scopo di reinserire nella società a pieno titolo quelle persone che erano state recluse, isolate e rese marginali dal manicomio.
La narrazione evidenzia gli aspetti positivi senza enfatizzarli e li affianca alle criticità dovute ad una società ancora largamente impreparata ad accogliere una rivoluzione culturale di tale portata e alle difficoltà di una comunità scientifica impreparata e riluttante ad aprirsi alle trasformazioni che mettono in crisi professionalità sclerotizzate.
Nello coinvolge i malati, li fa partecipare alle decisioni, li impegna, valorizzando le capacità di ognuno. I malati rispondono con impegno e responsabilità, la cooperativa ottiene appalti. Il trattamento farmacologico viene diminuito, nonostante le resistenze del Dottor Del Vecchio. Tutto sembra procedere per il meglio, ma si manifesta all’improvviso l’impossibilità di un recupero pieno quando Gigio innamoratosi di Caterina, prima illuso e poi rifiutato da lei, si suicida.
Tutto sembra crollare, il prezzo pagato per l’eccessivo entusiasmo è alto. È un avvertimento alla cautela e alla prudenza che non può bloccare però il nuovo che avanza. Persino il dottor Del Vecchio si rende conto dei miglioramenti dei pazienti e sollecita Nello a riprendere il suo lavoro. Il film si chiude con l’arrivo di nuovi soci da altri manicomi e con la preparazione di pannelli da montare alla metropolitana di Parigi.
Il lavoro continua ad essere svolto da migliaia di operatori della salute mentale, con l’aiuto di farmaci, di tecniche psicoterapeutiche e riabilitative sempre più efficaci e validate scientificamente, e con una visione della malattia e dell’intervento che deve molto alla rivoluzione di Basaglia.
Indicazioni per l’utilizzo
Si può utilizzare il film per un proficuo lavoro con i malati e le loro famiglie, tenendo conto della possibile identificazione, soprattutto dei pazienti gravi, con alcune situazioni proposte (suicidio).
Il lavoro psicoeducativo rappresenta un momento importante da svolgere anche con l’intera comunità locale per creare le condizioni migliori di inclusione dei malati.
Trailer
[embedyt]https://www.youtube.com/watch?v=yjRKbO5m-TU&width=100%[/embedyt]
BIBLIOGRAFIA
Coratti, B., Lorenzini, R., Scarinci, A., Segre, A., (2012). Territori dell’incontro. Strumenti psicoterapeutici. Roma: Alpes Italia.
Un articolo di Antonio Scarinci, pubblicato originariamente su State Of Mind, il Giornale delle Scienze Psicologiche