Teatro e psicologia sono cresciuti intrecciati l’uno all’altro fin dall’antichità, costruendo nei secoli un continuo dialogo sull’anima. Nel mondo teatrale tutto o quasi tutto è psicologia: l’immedesimazione dell’attore nel personaggio, la memoria, l’improvvisazione, le emozioni del pubblico, le interpretazioni della critica. Un discorso analogo vale anche nell’altra direzione, basti pensare a quanti aspetti di recitazione, delicatissimi, ci possono essere nel lavoro di uno psicoterapeuta. In alcuni casi la vicinanza tra i due ambiti diventa talmente stretta da raggiungere la fusione, come ad esempio nel caso della teatro terapia: forma di sostegno terapeutico basata su tecniche derivate dal teatro. A Milano si possono trovare diverse esperienze di questo tipo, alcune proposte da associazioni o scuole di teatro non lontane dalla Sigmund Freud University.
Una integrazione alla terapia
I metodi che fondono tecniche teatrali e conoscenze di psicologia rientrano nella sfera del counseling, proponendosi come uno strumento in grado di favorire il benessere psicofisico e aumentare la conoscenza di se stessi. Pur non essendo una cura in senso stretto, se seguiti da terapeuti professionisti possono integrare una psicoterapia vera e propria. La recitazione permette di entrare in contatto con il proprio mondo interiore, sperimentare emozioni inespresse, scoprire nuove aspirazioni o semplicemente acquisire maggiore consapevolezza delle proprie potenzialità. Un tema molto presente è quello del cambiamento: mettendo in scena personaggi e situazioni che stanno al di fuori della propria vita abituale, si possono immaginare percorsi di vita nuovi o nuove risposte a contesti percepiti come limitanti. Esistono ormai diversi corsi in questo ambito, in genere proposti da scuole di teatro. Un esempio è il corso di teatro counseling tenuto da Teatri Possibili.
Recitare ed essere
Come era logico, la riflessione sulle dinamiche teatrali ha influenzato profondamente la nascita della psicologia moderna. Senza voler entrare in un ambito di studio di per se’ sconfinato, basta ricordare come una delle teorie giù classiche della psicanalisi freudiana, il complesso di Edipo, prenda letteralmente il nome da una tragedia greca. Oppure si può citare il ruolo del concetto di “Persona”, nel senso di “personaggio” o “maschera”, nel pensiero junghiano. Oggi quelle intuizioni rivelano inevitabilmente il loro secolo d’età, ma l’interesse delle scienze psicologiche per il teatro non si è certo sciolto: nuovi studi empirici vengono condotti dalla psicologia cognitiva e dalle neuroscienze. Si parla quindi di acting imaging, fisiologia della recitazione, neuroni specchio e processi cognitivi coinvolti nell’immedesimazione del pubblico: strumenti, concetti e metodi nuovi che rinnovano un legame antico tra due forme d’indagine dell’animo umano.