Pochi artisti sono riusciti a rappresentare il “deviante” con la sensibilità con cui Henry de Toulouse Lautrec ritrasse il démi-monde delle notti parigine di fine Ottocento. Oltre alla padronanza della tecnica e al coraggio della sperimentazione, si è spesso detto che una chiave dell’espressività delle sue opere fosse la capacità del pittore di immedesimarsi empaticamente con i soggetti. Una dote probabilmente innata, ma forse incoraggiata dalle condizioni ambientali e cioè dal fatto che lui stesso si sentisse un “diverso”: a causa della malattia che l’aveva colpito da piccolo bloccandogli la crescita delle gambe, ma ancor più per l’aver disubbidito alle convenzioni sociali della sua epoca. L’eccentricità fu senza dubbio il tratto più distinto della personalità di Henry de Toulouse Lautrec: rampollo di una delle famiglie più nobili di Francia, apprese a dipingere grazie alle lezioni pagate dalla madre, ma appena conquistò l’indipendenza scelse di dedicare la sua arte a prostitute, ballerine, artisti e alcolizzati di Montmartre, arrivando a prender casa all’interno di un bordello.
Dipendenze e sofferenza psichica
Fin da piccolo Henry de Toulouse Lautrec era stato gioioso e gentile di natura, ma frequentando la Bohème finì a poco a poco preda dei demoni dell’alcool e delle droghe, in particolare oppio e assenzio. Il suo carattere cambiò repentinamente, diventando aggressivo e paranoico, tanto che dovette trascorrere un periodo in manicomio per disintossicarsi. Si dice che in casa dormisse armato del bastone da passeggio e che un giorno avesse sparato a un ragno con il fucile. Un altro fattore che contribuì a minarne la salute fisica e mentale fu la sifilide, una sorta di “malattia professionale” per gli artisti dell’epoca. Fra i suoi tanti amici, uno dei più intimi fu Vincent Van Gogh: altro grande protagonista della rivoluzione artistica di quegli anni e, forse non casualmente, anch’egli dolorosamente tormentato dalla malattia psichica. Toulouse Lautrec morì a soli 37 anni e la modernità della sua arte venne riconosciuta solo postuma, mentre nei necrologi dell’epoca i critici non gli risparmiarono commenti sulla deformità e perversione delle sue opere.
La mostra a Palazzo Reale
Tutti questi elementi fanno sì che la mostra Il mondo fuggevole di Toulouse Lautrec, in corso a Palazzo Reale fino al 18 febbraio, sia doppiamente interessante per lo studente di psicologia che, oltre al piacere estetico in sé, ne può trarre diversi stimoli di riflessione. L’esposizione riunisce oltre 250 opere tra dipinti, litografie, acqueforti e affiches provenienti dal Musée Toulouse-Lautrec di Albi e da importanti musei e collezioni internazionali come la Tate Modern di Londra, la National Gallery of Art di Washington, il Museum of Fine Arts di Houston, il MASP (Museu de Arte di San Paolo), la BNF di Parigi e da diverse collezioni private. Ma un soggetto, in particolare, dovrebbe attirare l’attenzione dello psicologo: l’attrice del Moulin Rouge Yvette Guilbert, a cui il pittore dedicò moltissimi ritratti, alcuni esposti alla mostra.
La strana coppia
Vera diva della Belle Epoque, oltre a essere la musa di Toulouse Lautrec, la Guilbert divenne amica intima di un altro genio dell’epoca: Sigmund Freud, che la vide nei suoi spettacoli durante un soggiorno a Parigi per un convegno sull’ipnosi. I due divennero amici molti anni più tardi per una serie di coincidenze, rese possibili dal fatto che una nipote della Guilbert, Eva Rosenfeld, studiò psicologia a Vienna e conobbe Anna Freud, figlia di Sigmund. Il padre della psicanalisi e l’attrice si scambiarono intense lettere sul rapporto tra psiche e teatro, oggi conservate al Freud Museum di Londra. Prima ancora di conoscerla di persona, Freud era talmente affascinato dalla recitazione della Guilbert che acquistò un suo ritratto e lo appese nello studio viennese, accanto alle maschere africane, ai tappeti persiani e al famoso lettino. L’autore era naturalmente Toulouse Lautrec. Il padre della psicanalisi e il maestro dell’impressionismo, del resto, erano quasi coetanei e vissero entrambi a Parigi negli stessi anni: mentre Freud trascorreva il suo periodo di studi con il neurologo Jean Martin Charcot alla clinica Salpêtrière, cruciale per l’elaborazione della sua teoria sull’isteria e l’ipnosi, Toulouse Lautrec apriva il suo primo studio di pittura a Montmartre, da cui sarebbero usciti i primi capolavori. Anche se non abbiamo prove, ci piace pensare che i due si siano incrociati una sera a un tavolino di cabaret: siamo convinti che ne sarebbe potuta nascere una conversazione particolarmente brillante.