Un anno di incertezza
Un anno sospeso, un anno di continuo confronto con il sentimento di incertezza.
La pandemia, che ha coinvolto davvero tutti, ha portato numerosi cambiamenti, alcuni dei quali sono già diventati parte della nostra nuova quotidianità: lezioni a distanza, smart working, videochiamate tra amici, riunioni su Zoom o Meet.
E se da un lato alcune nuove abitudini possono avere un risvolto positivo, dall’altro questo periodo in continua evoluzione può diventare difficile immaginare progetti per il futuro o rendere incerto ciò che si era già pianificato. I viaggi rimandati, le coppie che hanno difficoltà a progettare la loro vita insieme, le varie attività “messe in pausa”, ecc. Tutto questo incide sia sulla vita personale sia sul percorso scolastico, formativo e lavorativo di ognuno.
Una “nuova” vita universitaria
Il percorso universitario, nel suo complesso, comprende vari aspetti: lezioni, esami, laboratori, stage, tirocini, ricerche empiriche e esperienze all’estero.
Se per lezioni ed esami la modalità online ha sostituito efficacemente la presenza in aula, per le tutte altre attività è emersa un’effettiva difficoltà di organizzazione e messa in atto. L’esperienza universitaria finisce quindi per essere impoverita della gran parte di esperienze formative dirette sul campo che vanno a costruire le fondamenta della professione.
Attività laboratoriali svolte parzialmente, tirocini all’estero annullati, ricerche empiriche rimandate: accettare i cambiamenti, mettere in discussione i propri piani per il futuro e le aspettative verso gli anni universitari non è sempre facile.
Vivere questo periodo con la consapevolezza che tutto può cambiare a seconda dell’andamento epidemiologico, stando appunto in un tempo di attesa, può generare in qualcuno sensazioni di ansia.
L’ansia, l’emozione dell’incertezza
L’ansia è l’emozione dell’incertezza e la distorsione cognitiva legata all’intolleranza dell’incertezza è una credenza topica in chi soffre di disturbi d’ansia (Sassaroli & Ruggiero, 2002).
Questo pensiero disfunzionale implica una forte preoccupazione per ciò che è incontrollabile e poco prevedibile, con una conseguente tendenza alla catastrofizzazione: ciò che è incerto è visto come pericoloso.
In un percorso terapeutico finalizzato alla risoluzione di questo disturbo risulta necessario disputare, cioè mettere in discussione, tale credenza, riuscendo ad arrivare a pensieri alternativi reali e concreti ma più flessibili e quindi funzionali. Riuscire ad aumentare la propria flessibilità cognitiva, e quindi la flessibilità su alcuni costrutti e pensieri che abbiamo, è quindi fondamentale per non sviluppare sintomi psicopatologici futuri e raggiungere un buon adattamento alle circostanze esterne.
L’approccio CBT – Cognitive Behavioural Therapy – utilizzato dai terapeuti dei Servizi Clinici Universitari, è la modalità di trattamento più efficace per lavorare sui pensieri disfunzionali e sui conseguenti disturbi psicopatologi in fase di esordio, in modo da cercare di prevenire la strutturazione del disturbo.
A cura della dott.ssa Giada Sera, psicoterapeuta dei Servizi Clinici Universitari SFU Milano
scu@milano-sfu.it – 0236741324
Bibliografia
Sassaroli, S. e Ruggiero G.M. (2002), I costrutti dell’ansia: Obbligo di controllo, perfezionismo patologico, pensiero catastrofico, autovalutazione negativa e intolleranza dell’incertezza. Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale, 8, 45-60.