Ansia da esame: da emozione positiva a possibile intralcio

Come si manifesta l’ansia da esame?

È molto comune per gli studenti sperimentare ansia durante la sessione d’esami, non solo nel momento dell’esame stesso, ma anche nel periodo precedente e/o successivo.

L’ansia da esame si può manifestare in diverse modalità, attraverso il corpo, con sintomi a livello fisico, come mal di testa, disturbi gastro-intestinali, tachicardia o tremore, con sintomi cognitivi come difficoltà di attenzione, di concentrazione o mente offuscata, e con sintomi comportamentali come insonnia, irrequietezza, nervosismo. La sintomatologia può accentuarsi al momento dell’esame, con differenze individuali tra esami scritti e orali ed è molto comune sperimentare preoccupazione a seguito di un esame scritto, nell’attesa del risultato. Inoltre, è diffuso anche il confronto con i colleghi di corso, per cui non è importante unicamente il proprio voto, ma anche quello altrui, in un continuo confronto che non è però arricchente, ma solo fonte di ulteriore stress.

La funzione dell’ansia

Provare ansia ci serve? L’ansia è un’emozione che, come tutte le altre, ci è utile nel corso della nostra vita: in particolare ci serve in alcune attività come quelle che richiedono impegno, concentrazione o attenzione a non sbagliare, proprio come preparare e sostenere un esame.
Le origini dell’ansia risalgono ai nostri antenati, quando la risposta di attacco o fuga era particolarmente utile nelle condizioni di gravi pericoli fisici, quali l’aggressione da parte di un nemico o un animale, e per questo fa ancora parte dei nostri meccanismi di funzionamento.

Tuttavia, quando si attiva in modo eccessivamente frequente o intenso può compromettere la qualità di vita.

Quando viene attribuita molta importanza all’esito di un esame, questo viene percepito come una minaccia e, davanti ad una minaccia, il nostro organismo è programmato a fuggire se gli è possibile, ed in secondo luogo ad “attaccare”. Non è quindi strano che davanti alla “minaccia esame” si possa avvertire la spinta a procrastinare, con l’illusione di allontanarsi dal pericolo, quando in realtà il momento temuto viene solo posticipato: ma cosa ci fa pensare che all’appello successivo l’ansia sarà minore?

La strategia opposta alla procrastinazione è quella di programmare, pianificare nel dettaglio, dedicarsi esclusivamente allo studio, senza lasciare spazio alla cura di sé, allo svago o al riposo, spinti dal senso di colpa o dal timore di dimenticare quanto studiato. Concedere al proprio corpo e alla propria mente di riposare è invece fondamentale per ricominciare a studiare, più tardi o il giorno seguente, con maggiore carica, migliorando così il proprio rendimento.

Perché proviamo ansia intensa in occasione degli esami?

Dal momento che gli esami non mettono a rischio la nostra sopravvivenza, è interessante approfondire perché vengono vissuti con ansia così intensa.

Spesso le persone tendono a ritenere che il loro valore personale dipenda dai risultati accademici e dai voti ottenuti, e questo, comprensibilmente, attiva l’emozione di ansia.
Ma è davvero così? Perché pensiamo che un voto possa definirci come persone?
Capendo su cosa si fondano queste credenze e ridimensionando il valore che viene attribuito alla prestazione potremo ridurre anche l’ansia e vivere in modo meno stressante le sessioni d’esame.

Infine, la votazione ottenuta non corrisponde necessariamente alla preparazione: potrà capitare di non saper rispondere ad una domanda, di confondersi, di non riuscire a esprimere al meglio un concetto, ma non prendere il massimo non significa necessariamente essere impreparati. La perfezione non esiste e, più viene posta come obiettivo, più saremo frustrati, in quanto il perfezionismo è un obiettivo irraggiungibile.

Il trattamento dell’ansia da esame

In conclusione, mentre una certa quantità di ansia può essere funzionale allo studio, quando questa diventa eccessiva è controproducente, può portare all’evitamento o al totale investimento delle proprie energie fino all’esaurimento. Tuttavia non deve necessariamente essere così: la terapia cognitivo-comportamentale permette di intervenire sulle credenze sottostanti l’ansia da esame, in modo da vivere più serenamente la sessione d’esame ed il proprio percorso universitario.


A cura della dott.ssa Maria Gazzotti, psicoterapeuta dei Servizi Clinici Universitari SFU Milano

scu@milano-sfu.it0236741324


Bibliografia

Andrews, G., Creamer, M. & Crino, R. (2004). Disturbo di panico e agorafobia. Manuale per chi soffre del disturbo. Centro Scientifico Editore.