Quante volte ci è capitato di dover gestire una situazione imprevista e allo stesso tempo faticosa a livello psicologico? Quante volte abbiamo il timore che nulla sia più come prima e che sofferenza o disagio diventino sempre più ingombranti?
Ad alcuni sarà capitato di sentirsi tristi e senza speranza, ad altri in ansia o spaventati, altri ancora avranno provato rabbia e frustrazione.
Forse in questi mesi molti di noi si sono sentiti così. Il Covid-19 è stato ed è tuttora un problema oggettivo che coinvolge tutti noi, ma emozioni e sensazioni sono soggettive. La percezione di rischio è stata amplificata dal significato che noi gli abbiamo attribuito, dai nostri pensieri, dalle nostre valutazioni.
Questo accade in generale nella nostra vita.
Ellis ci insegna che “Gli uomini non sono disturbati dalle cose, ma da quello che pensano di esse”; le emozioni o la sofferenza non sono quindi determinate da eventi esterni ma da come noi percepiamo, interpretiamo e valutiamo questi eventi, ossia dal significato che gli attribuiamo.
Siamo reduci da mesi difficili e faticosi: chiediamoci se ci siamo presi cura di noi stessi e delle nostre emozioni. Quanti si sono soffermati ad ascoltare e a notare cosa stesse accadendo, non solo nel mondo, ma anche nel proprio corpo? Quanti si sono presi cura di sé?
Cosa significa prendersi cura?
Ma cosa vuol dire prendersi cura? È un’espressione che abbiamo sentito spesso, eppure quante volte abbiamo trascurato di farlo, di volerci bene, di avere rispetto per noi stessi e per i nostri sentimenti?
Prima di tutto prendersi cura non vuol dire essere delle persone egoiste, anche se spesso si confonde il prestare attenzione ai propri bisogni con l’egoismo. In realtà dare priorità al nostro benessere vuol dire migliorare la qualità della nostra vita e quindi, di riflesso, le nostre relazioni. Ascoltare le nostre necessità significa essere fedeli a noi stessi, e questo è uno dei modi migliori per prendersi cura.
Ovviare alle proprie necessità e dare priorità al lavoro o al benessere degli altri può essere la cosa più semplice sul momento, ma a lungo andare può incrementare insoddisfazione e frustrazione.
Capita che per qualcuno occuparsi di sé risulti difficoltoso, e si finisca per usare piani o strategie per fuggire, spostare l’attenzione e stare alla larga dalle difficoltà o dalla sofferenza impegnandosi in altre attività pur di non guardarsi dentro: in questi casi dimentichiamo quanto sia fondamentale ascoltarci e sviluppare accettazione, rispetto, comprensione e amorevolezza verso noi stessi.
Si tratta quindi di dedicare del tempo a chiederci come ci sentiamo, cosa proviamo, cosa vogliamo, cos’è importante per noi e come possiamo soddisfare questi aspetti.
Le risorse che abbiamo, preziose e valide, possono in alcuni casi non esser sufficienti. Subentra quindi il bisogno di chiedere aiuto, proprio per incrementare le risorse, superare un momento difficile e avere a disposizione nuovi strumenti per il futuro, per fronteggiare altre avversità.
Come imparare a prendersi cura di noi stessi?
La Terapia Cognitivo Comportamentale si propone di aiutare le persone ad individuare i pensieri più immediati e automatici che precedono e accompagnano la sofferenza emotiva, al fine di sostituirli o integrarli con altri più funzionali.
A cura della dott.ssa Ilaria Amalfitani, psicoterapeuta Servizi Clinici Universitari SFU Milano
scu@milano-sfu.it – 0236741324
Bibliografia
Terapia Razionale Emotiva Comportamentale, DiGiuseppe, R., Doyle, K., Dryden, W., Backx, W – 2014 – Raffaello Cortina Editore
Terapia Cognitiva. Una Storia Critica, Ruggiero G.M. – 2011 – Raffaello Cortina Editore
Storia, teorie e tecniche della psicoterapia cognitive, Semerari A. (2000). – Laterza, Bari.