Pena e reinserimento: lo Psicologo penitenziario

Lo Psicologo penitenziario dà sostegno alle persone sottoposte a restrizioni della loro libertà e al personale coinvolto nelle istituzioni detentive e riabilitative. Suo scopo è realizzare il principio costituzionale per cui la pena carceraria deve avere una funzione rieducativa e di reinserimento sociale, mentre le sue funzioni sono regolate da leggi nazionali tra cui la L 348 del 1975 sul “Personale dell’amministrazione degli istituti di pena”. Lo Psicologo penitenziario può essere considerato una specializzazione dello Psicologo giuridico e forense, ma con un focus maggiore sulle dinamiche cognitive, emotive e comportamentali caratteristiche dei contesti carcerari e di reinserimento sociale. Gli è richiesta una solida formazione in Psicologia clinica, sociale e di comunità, ma anche in Sociologia, Antropologia, Criminologia e Psichiatria, oltre che una buona conoscenza del sistema giudiziario e penale. Nel suo lavoro collabora con Direttori di istituti di pena, Magistrati, agenti di Polizia Penitenziaria, educatori, insegnanti e mediatori culturali.

Cosa ha studiato?

Anche per diventare Psicologo penitenziario il primo obiettivo da raggiungere è conseguire una Laurea Magistrale in psicologia, superare l’Esame di Stato e iscriversi all’Albo professionale nella Sezione A, così da poter svolgere la libera professione. Le materie caratterizzanti sono Psicologia generale, Psicobiologia e Psicometria, Psicologia dinamica e clinica, Psicologia giuridica, forense, criminale e della devianza, Psicologia dello sviluppo e dell’educazione e Psicologia sociale, del lavoro e delle organizzazioni. È importante avere anche buona conoscenze di Sociologia, Antropologia, Criminologia e Psichiatria, così approfondire il funzionamento del sistema giuridico e forense. La frequenza di un Master o un Corso di Alta Formazione è sempre consigliabile, mentre è assolutamente fondamentale maturare una solida esperienza di stage e tirocinio in istituti di pena o riabilitazione. Data la natura estremamente delicata del suo ruolo, infine, le varie sezioni regionali dell’Ordine degli Psicologi pongono specifici requisiti di preparazione e anzianità per potere diventare Psicologo penitenziario: fra le tante professioni in ambito psicologico questa è una fra quelle che richiede le competenze e le responsabilità più alte. Un discorso a parte, infine, riguarda la possibilità che lo Psicologo penitenziario sia anche Psicoterapeuta: in questo caso dovrà aver frequentato una Scuola di specializzazione autorizzata.

Di che cosa si occupa?

Lo Psicologo penitenziario lavora con le persone in carcere o soggette ad altre forme di restrizione della libertà personale per far sì che questa esperienza sia vissuta il più possibile nei valori della Costituzione, dove la pena detentiva è considerata un mezzo per arrivare al recupero e al reinserimento del soggetto criminale nella società. Fra i suoi compiti vi sono l’osservazione diagnostica del condannato, la realizzazione di trattamenti per stimolarne la volontà di cambiamento, la partecipazione al Servizio nuovi giunti che tutela il condannato che entra in carcere nella sua incolumità fisica e psicologica, la partecipazione al Consiglio di disciplina integrato che definisce il regime di sorveglianza in base alla pericolosità sociale del detenuto e, infine, la realizzazione di interventi psicologici veri e propri in caso di depressione, aggressività, disturbi di personalità, malattie mentali e istinti autolesionisti o suicidi. Lo Psicologo penitenziario opera sia a livello individuale, sui singoli detenuti, sia come una figura di comunità, intervenendo sull’organizzazione stessa della realtà detentiva. Una parte complementare del suo lavoro riguarda il personale del carcere, in particolare gli agenti e operatori di Polizia Penitenziaria. Data la natura molto specifica del contesto in cui opera, si troverà a collaborare con una serie di figure tipiche di quell’ambito come: magistrati, avvocati, direttori, agenti di Polizia, educatori, mediatori culturali, insegnanti, operatori sanitari, volontari.

Dove lavora?

Lo Psicologo penitenziario può operare in tutte le realtà istituzionali e organizzative coinvolte nel sistema detentivo e di recupero dei condannati.  Il suo ambiente di lavoro più tipico è il carcere, dove può essere inserito sia come dipendente diretto dell’amministrazione, sia all’interno dei servizi psicologici erogati dal Sistema Sanitario Nazionale. Un altro ambito professionale tipico sono i Tribunali di Sorveglianza, dove può operare come Esperto carcerario (in base alla L 354/75). Per quanto riguarda i condannati minorenni, invece, lo Psicologo penitenziario può intervenire nel Tribunali per i Minorenni come Esperto e come Componente Privato o Giudice Onorario (in base all’art 2 del RDL 20 luglio 1934, n 1404), come Consulente Esperto nei Centri per la Giustizia minorile (art 7, comma 6, art 8 del DL 28 luglio 1989, n 272) e negli USSM – Uffici di Servizio Sociale Minori.